Ma perché ci interessa tanto Telecom?
Ci interessa leggere delle nuove tecnologie, dell'apertura al Wimax, delle decisioni dell'Agcom, delle beghe legali che coinvolgono la Telecom Italia (oggi su Repubblica si racconta che il pm Greco sta indagando sulla correttezza delle informazioni fornite ai mercati in occasione dei tre enormi cambi di strategia decisi nel corso di quest'anno in Telecom Italia). Ma perché tutto questo ci interessa tanto?
Come l'industrializzazione italiana è stata costruita sulla spina dorsale delle autostrade perché il business considerato più importante 50 anni fa era quello delle automobili, così la grande trasformazione dell'Italia in un paese che si sviluppa nell'epoca della conoscenza si costruisce sulla spina dorsale delle telecomunicazioni perché il business considerato più importante è quello dei media. E anzi le telecomunicazioni sono persino più importanti delle autostrade di allora, perché l'informazione che vi circola è un valore pervasivo, capace di dare valore a ogni altra attività, economica, sociale e culturale.
E', come si dice, un cambio di paradigma, nel quale la formazione, la creazione, la trasmissione, la fruizione, la trasformazione della cultura è il centro di tutto.
Le telecomunicazioni devono essere costruite in modo che la cultura si sviluppi rigogliosamente e con una qualità sempre migliore. Ecco perché ci occupiamo del loro assetto. Per poter smettere di occuparcene e passare ai contenuti, quello che conta davvero.
Anche se questo lavoro sull'assetto delle telecomunicazioni non sarà mai finito davvero. Ecco perché è benvenuto il nuovo blog di Eugenio Prosperetti che, insieme a Stefano Quintarelli, Alfonso Fuggetta e a tanti altri di noi (mi scuso per tutti quelli che non nomino qui, ma tanto li cito spesso...), lavora con compentenza su questa questione.
11:19:05 AM
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