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Venerdì, 22 dicembre 2006
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La soluzione 10 per cento
Perché la coda lunga non dilaga ovunque
Diceva ieri Carlo Farina, amministratore delegato della Nikem Research, una società che fa ricerche per alcuni segmenti di punta della filiera farmaceutica, che oltre il 90 per cento delle ricerche sui nuovi farmaci falliscono e che meno del 10 per cento dei nuovi prodotti arriva effettivamente al mercato.
Queste percentuali sono le stesse nel mondo dei contenuti. Meno del 10 per cento dei film sono un successo e ripagano gli investimenti fatti per l'altro 90 per cento dei film che di solito finiscono in un flop. Analogamente, i libri di successo sono pochi e i fallimenti molti. Le canzoni hanno lo stesso andamento. Ma in fondo, ogni settore che produce innovazione vive la stessa esperienza.
E' chiaro che una correzione a questo fenomeno è avvenuta con l'arrivo di internet. In una libreria normale il 90 per cento del fatturato è prodotto dai 100 titoli più venduti. Su Amazon.com i primi 100 titoli fanno soltanto il 40 per cento del fatturato. E questo dimostra che la struttura della distribuzione ha precise conseguenze sulla struttura del mercato.
Ma il fenomeno che conta qui non è soltanto il fatto che sugli "scaffali" di Amazon ci stanno più titoli di quelli che ci stanno sugli scaffali di una libreria fisica, aprendo spazi ai libri che si rivolgono a nicchie specifiche di appassionati. Quello che conta è che su Amazon funzionano i network sociali che favoriscono la conoscenza di libri che il marketing editoriale non è in grado di spingere abbastanza. Quindi la rete ha sicuramente l'effetto di appiattire la gerarchia del sucesso e di allargare le opportunità, anche e soprattutto grazie all'apporto del pubblico attivo che informa, forma e fa comunicazione. L'unione di una rete di scambio di informazioni e di un sistema di distribuzione largo, consente di allargare l'ampiezza del mercato dei libri. E questo vale in talmente tanti settori che non vale la pena di elencarli.
E' anche chiaro che se si passa da una visione settoriale a una visione sistemica, l'effetto dei network sociali e della distribuzione online è esplosivo. E che di fronte a questo le vecchie strutture oligopolistiche si trovano in difficoltà. Speriamo che tutto questo proceda liberamente.
Ma a questo vorrei aggiungere un fatto. In alcuni casi la gerarchia rimane. Solo una parte dei nuovi farmaci arriva sul mercato. Solo una parte delle ricerche di un laboratorio arriva a un risultato. Solo una parte delle nuove imprese riesce ad avere successo. Solo una parte delle idee vale abbastanza da essere ricordata per molto tempo... C'è bisogno di selezione tanto quanto c'è bisogno di allargamento. C'è bisogno di eccellenza tanto quanto c'è bisogno di equaglianza di opportunità.
La novità che bisogna introdurre a questo proposito, penso, è che l'eccellenza non deve essere pensata come un diritto ereditario, ma come una vera conquista culturale da alimentare continuamente. Il brutto della gerarchia delle idee non è che alcune idee si scartano ma che molte idee che vincono non meritano di vincere. Che molti intellettuali e ricercatori e artisti non sono innovativi ma conservano una posizione importante per motivi "ereditari".
Il leader nella società creativa non ha potere. Offre un servizio a tutti. Il motore di ricerca di Google non ha alcun valore se non ci sono milioni di siti interessanti da trovare. Tra il "leader" e l'ultimo dei siti c'è una relazione simbiotica non gerarchica. Credo che questo sia un modello generalizzabile.
4:45:49 PM  ;
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