Luca De Biase An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
Plus news about media and cultures.
Si sa. Il web semantico è stato per lungo tempo una velleità più che una realtà. Anche se nel perseguire quella velleità sono comunque emerse ricerche e approfondimenti di grande valore. Oggi il web 2.0, con le sue tag e folksonomie varie, sembra dare corpo all'obiettivo del web semantico senza gli intoppi incontrati da quell'approccio.
Interessanti le considerazioni in proposito di RomeoPruno.
Al convegno sulla dimensione semantica dell'informatica di cui parlavo ieri i professori presenti hanno accennato in modi diversi a una possibile convergenza tra le loro ricerche e l'elaborazione dei tag spontanei: il web 2.0 genera la sua semantica come una realtà che emerge dal caos, ma la ricerca può anche introdurre concetti che approfondiscono le nostree capacità di partecipare. Come dire: io metto dei tag e qualcosa d'altro. Ma le considerazioni profonde degli scienziati mi potrebbero aiutare a sceglierle con maggiore attenzione. E potrebbero aiutare i servizi a proporre soluzioni tali da indurmi a fare meglio il lavoro di tagging ecc. Ci si può pensare.
I professori presenti erano:
- Annibale Elia, Università di Salerno
- Fausto Giunchiglia, Università di Trento
- Nicola Guarino, CNR ISTC
- Maurizio Lenzerini, Università di Roma La Sapienza
- Enrico Motta, Open University UK
Credo che in particolare Enrico Motta fosse convinto della convergenza tra web 2.0 e l'esperienza del web semantico di una volta. Riporto qui gli stringatissimi scampoli di presentazione che mi sono arrivati (sono sicuro che un professore della Open University sarà d'accordo con questa condivisione). Quanto agli altri dovrei chiedere il permesso per la pubblicazione qui.