Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Sabato, 23 dicembre 2006
 

La risposta spira nel vento. Notizie raccolte su D&E. Riguardano la nuova megacentrale eolica di Londra, una controversia tra At%t e content provider e una idea di Lessig sulla questione del giuramento sul corano in America... Ecco qui...
6:25:02 PM    comment [];

Risposte a raffica...
Anche per ringraziare chi commenta!

Grazie a Sid05 che segnala un pezzo interessante del Wall Street Journal. L'influenza dei blogger e l'ascolto da parte dei media tradizionali è un fatto di crescita, maturazione, consapevolezza. In fondo tutto questo è appena cominciato. E grazie ad Antonio Santangelo per il suo commento che riassumo. La blogosfera, dice Antonio, è una sorta di movimento sessantottino, di massa e insieme di élite, che rischia di prestare più attenzione agli elementi più gridati e di perdere di vista i fenomeni di insieme: ma, proprio come il sessantotto, sembra essere nello stesso tempo autoreferenziale e capace di determinare importanti conseguenze sulla società nel suo complesso. Pierluca Santoro invita in sostanza a superare la polemica sull'autoreferenzialità e cita Manuel Castells che diceva: [base "]La logica di rete induce una determinazione sociale di livello superiore rispetto a quello degli interessi sociali specifici espressi nelle reti; il potere dei flussi afferma la sua priorità sui flussi del potere[per thou]. E giustamente, Massimo Cavazzini ci vede qualcosa di ironico in una polemica nata da osservatori che lavorano nei giornali tradizionali e rivolta contro l'autoreferenzialità dei blog: ma insomma, commenta Massimo, possono essere autoreferenziali solo i media tradizionali?

Ubik propone una sensazione: il web sembra contemporaneamente privilegiare le pari opportunità per tutti i tipi di contributi all'informazione e alla conoscenza, ma contemporaneamente favorisce la concentrazione in pochi enormi successi. E Simone Morgagni è sulla stessa linea di ricerca. Li ringrazio. Ecco, quello che ne penso. Sì, giusto: l'effetto rete moltiplica il valore dei servizi che hanno più successo lasciando indietro quelli che non hanno successo, ma l'effetto-coda-lunga consente anche alle nicchie più specializzate di trovare spazio online. E' una contraddizione solo apparente, forse. Perché a quanto pare i vincitori, i grandi aggregatori, vincono solo se sono al servizio di tutti o di gran parte: Google serve se consente davvero di trovare siti interessanti che non sono stati fatti da Google... ci sarebbe insomma una sorta di simbiosi tra i contenuti di nicchia e i grandi motori per cercarli. Non ho neppure io la soluzione in tasca. Ma mi pare che intorno a questa cultura del servizio e della simbiosi ci sia qualcosa per trovare una risposta più compiuta.

Insomma, se fosse vera quest'idea e portata all'estremo lo slogan sarebbe: "gli invisibili escono dall'oblio e i leader diventano servitori di tutti". Mica male, eh? Peccato che gli slogan non siano ancora la realtà... Vedremo. Ma andiamo avanti...

Del resto, tutto questo fenomeno è tutt'altro che stabile. Quanti per esempio cominciano a cercare anche blog specializzati in un servizio informativo serio e alternativo (oltre e non al posto dei blog di conversazione, ovviamente)? Io trovo interessante questa tendenza che peraltro Beppe Caravita ha già intuito e applicato al suo blog, divenuto quasi completamente un servizio di informazioni specializzato nell'energia alternativa e nel racconto della trasformazione epocale che sta avvenendo in questa materia decisiva.

Grazie a Giusec per il commento sul declino. Peraltro non era certo solo The Economist a parlare di declino italiano (il titolo era Il malato d'Europa). C'era anche mezza sinistra. E un sacco di economisti. Ora si scopre che abbiamo perso quote in volume ma non in valore... Non è un brutto segno se ci si pensa. Ma è chiaro che occorre fare molto di più. Giusec chiede che cosa abbia fatto in particolare il Sanpaolo: dicono di avere investito circa 700 miliardi di euro negli ultimi due anni per finanziare programmi di innovazione e ricerca di piccole e medie aziende italiane. Non sono bruscolini. No? Ovviamente non sono in grado di valutare l'esito di quegli investimenti ma credo che siano una buona dimostrazione di attenzione al problema.

Quartz (non ho trovato il link) chiedeva che cosa ha di innovativo la Italdenim: hanno inventato un sistema per rendere i colori dei jeans molto più persistenti senza rendere gommoso il tessuto e contemporaneamente risparmiando prodotti chimici quindi riducendo le emissioni dannose.

Grazie anche a Valerio che si è segnalato tra i commenti. Non ho peraltro trovato il post al quale si riferisce... Aspetto precisazioni.              

3:59:04 PM    comment [];


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