Al MediaLab è arrivato, come si sa, Ethan Zuckerman. Il suo primo corso riguarda la generazione di notizie. Ma gli studenti non si occupano di conoscere come attualmente funzionano i giornali e i telegiornali. Sono invitati a considerare la produzione di notizie come una sfida ingegneristica e tecnologica che si pone domande profondamente umane: «How do we know what happens in the world? How do we verify information about what happened? How do we understand what events are important and which we can ignore? How do we make the important relevant and interesting?» (via Ethan).
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La bellezza del fact checking
Un magnifico pezzo di Hannah Goldfield sul New Yorker intorno al tema del fact checking mostra un lato diverso di questa pratica. Non tanto il dovere di controllare i fatti che si riportano in una storia, quanto la bellezza che può derivare dall’unire una narrazione affascinante con il compito – difficile, ma esaltante – di documentare le affermazioni che si fanno, verificare o confrontare quella documentazione e tener conto di tutti i fatti e non solo quelli che stanno bene insieme nella storia. (New Yorker) La sofisticata argomentazione di Goldfield sembra derivare da una...
Perché funzionano, purtroppo, le strategie della disattenzione
In un contesto nel quale ci sono troppe informazioni intorno a un argomento sul quale dobbiamo operare una scelta tendiamo a cancellare le informazioni che a prima vista non ci piacciono, non a ragionare e a confrontare i dati. (In fondo lo sapevamo, ma ora c’è un nuovo studio del Kaist coreano che lo attesta. Via Atlantic). Chi voglia manipolare le scelte ha una strada abbastanza chiara davanti. Si martella la gente di messaggi ripetitivi collegandoli a qualcosa di piacevole e circondandoli da un contesto di informazioni confuse e ridondanti. La strategia della disattenzione non è così...
Fact checking: lunga battaglia
Qualche tempo fa, al Festival del giornalismo di Perugia, un giornalista del New Yorker raccontava che il suo responsabile del controllo dei fatti non solo lo ha redarguito per aver sbagliato a trascrivere il nome di uno scrittore che aveva vinto il Nobel per la letteratura, ma ha anche corretto la stessa Fondazione Nobel sul cui sito il giornalista aveva trovato quel nome. La pratica del controllo dei fatti che vengono proposti dai giornali e dalle altre strutture che fanno informazione è un labirinto teorico ma una funzione essenziale. In alcuni casi è organizzata in modo molto analitico...
Cadendo dalle nuvole: da questo blog a Nuova informazione
Alcuni amici mi chiedono: hai scritto un editoriale per Nuova Informazione? Cado dalle nuvole. Uno di questi amici mi manda il link della newsletter di Franco Abruzzo. Che rimanda a un pezzo di Lsdi che rimanda a un editoriale su Nuova Informazione. Alla fine leggo e scopro che si tratta dell’articolo che ho pubblicato un anno e mezzo fa su questo blog in occasione del keynote al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, 2010. Era un pezzo in licenza creative commons e dunque utilizzabile da chi voleva. Sono contento che quei pensieri siano stati utili a qualcuno. Forse si...
Crowd e newsroom
Nell’ecosistema dell’informazione, il rapporto tra l’intelligenza emergente nella rete e le singole piattaforme editoriali è messo continuaemente in discussione dalla difficoltà di organizzarsi culturalmente per la prima e di tenere i conti a posto per le seconde. Il fatto è che i vecchi sistemi per risolvere il problema dell’informazione sono nettamente in crisi mentre i nuovi faticano a mantenere le promesse relativamente alla sostenibilità e qualità. Assistiamo di fatto a un’appassionante ricerca collettiva, nella quale gli esperimenti si moltiplicano, le...
Tre segnalazioni al volo, sul giornalismo
Meritano una maggiore attenzione, ma intanto almeno le segnalo: ecco tre link sull’informazione. Antonio Spadaro ha affrontato il tema della credibilità dei media dal punto di vista della sua cybertheology. La relazione tra i media tradizionali e i social media continua a suscitare domande, anche se sarebbe ormai ora di superarle. “Move on”, si direbbe in paesi meno impastoiati. Allo Iulm c’è stata una discussione in proposito (ecco un riassunto). Da Nieman, arriva invece una raccolta di pareri sul prossimo anno del giornalismo. Nuovi strumenti di accesso, la...
Ecco la nuova Vita Nòva
Ispirati dall’esplorazione delle possibilità offerte dall’iPad all’innovazione dell’informazione, i giornalisti, i designer e i programmatori che hanno costruito la Vita Nòva continuano ad avanzare nel loro percorso. È una squadra eccezionale per dedizione, visione, umiltà e bravura. Hanno vinto il premio Moebius a Lugano e un bronzo ai Lovie Awards di Londra.
Oggi è uscita la loro ultima creazione. Sono molto orgoglioso di avere anch’io dato una mano.
Liberi di essere consapevoli delle nostre responsabilità nell’informazione in rete
Il dibattito suscitato dal bizzarro titolo di un pezzo del Fatto dedicato a un’iniziativa di Ahref è molto importante. Se ne leggono tracce nei commenti al pezzo stesso, nel gruppo su Facebook chiamato Indigeni digitali, in alcuni blog come quelli di Vittorio Pasteris, Tagliaerbe, Pier Luca Santoro. E nei rispettivi commenti. Grazie anche a Davide Costantini e Dario Salvelli che hanno commentato qui. Stiamo parlando di una proposta semplice. Se una persona vuole fare informazione in rete può voler dichiarare che intende anche verificare le fonti, tentare di dare notizie accurate e...
Il bollino di Timu non è blu
Se una persona scrive qualcosa su un blog può anche voler concedere agli altri la possibilità di riutilizzare la sua opera. Per questo mette uno dei possibili bollini di creative commons. È un gesto di generosità nei confronti dei suoi lettori. Se una persona vuole fare informazione in rete può voler dichiarare che intende anche verificare le fonti, tentare di dare notizie accurate e complete per quanto possibile, dichiarare in modo trasparente i suoi eventuali conflitti d’interesse, rispettare la legge. Per questo mette il bollino di Timu. È un altro gesto di generosità nei confronti...
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