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Collaborazione tra scienziati e cittadini: insegnamenti per ogni tipo di ricerca

Kate Jones pubblica su Research Blogs un ottimo articolo con molti esempi di lavoro scientifico svolto in collaborazione tra scienziati e cittadini. Si tratta di iniziative caratterizzate da un metodo di lavoro scientificamente controllato, un ambiente di lavoro predisposto dai professionisti della ricerca, un tema chiaro e comprensibile; i cittadini sono chiamati a raccogliere dati, oppure a scegliere dati significativi all’interno di insiemi molto grandi di dati, o a elaborare dati in modo più intelligente di quanto possano fare i computer; gli scienziati ottengono informazioni...

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Giornalismo innovatore, università e intelligenza collettiva

Come osserva Guido Vetere, l’intelligenza collettiva non è garanzia di intelligenza individuale. Per coltivarla, dice, occorrono buoni libri ed esperienze profonde. Come può succedere all’università? Come talvolta accade leggendo i giornali? Anche, probabilmente. Purché università e giornali si adeguino alla contemporaneità. Ma a queste domande e a questo adeguamento potranno contribuire i protagonisti dell’antico regime? La domanda ha spinto Giuseppe Granieri a scrivere un post che ne discute le implicazioni. Si direbbe che la risposta non possa che essere sì, in teoria...

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Chi vuole fare il giornalista: un mestiere da innovatori

Chi vuole fare il giornalista, oggi, ha bisogno di coraggio e di spirito di servizio. Come sempre, in fondo. Ma in più ci vuole una dote solo apparentemente “inedita”: ci vuole energia innovativa, concreta, empirica. La nostra epoca sta reinventando molte cose, compreso il giornalismo. Uno degli aspetti più utili del rapporto sul Post-industrial journalism uscito qualche giorno fa è la sua pacata ipotesi di partenza: il sistema che ha funzionato in passato non funziona più. Un ipotesi di partenza che nella sua semplicità definitiva consente a chi l’adotti di liberarsi dalla...

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Notizie imprecise, incomplete, sbagliate. FactChecking.it comincia a prendere forma

Notizie imprecise, incomplete, sbagliate. Circolano sui media e solo i più esperti le riconoscono. Altre sono curiose o dubbie e non si sa se sono anche davvero documentate. Altre sono false e gli interessati vogliono rettificarle. Per sapere se le notizie che circolano sui media sono affidabili, ci si può civicamente dare una mano. Chi ha dubbi su una notizia può chiedere agli altri che ne sanno di più. Chi è esperto o ha tempo di fare qualche verifica sulle notizie dubbie o sbagliate può pubblicare le correzioni. In molti modi. Anche usando Factchecking.it, la piattaforma civica fatta dalla...

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Post Industrial Journalism. Anderson, Bell, Shirky

C.W. Anderson, Emily Bell e Clay Shirky hanno terminato il loro grande rapporto sul giornalismo, la sua crisi, la sua trasformazione, il suo futuro. Che in una parola si sintetizza in: sopravvivere. (via Nieman, Tedeschini) Il titolo è Post-industrial journalism. Adapting to the present. E va letto assolutamente, con attenzione e molta calma. Il cambiamento che descrive associa l’innovazione tecnologica, il nuovo mestiere giornalistico, le trasformazioni nel pubblico. Al di là di questa segnalazione e in relazione ai temi che si vedranno nei prossimi post, il testo va messo in...

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Chi investe nella produzione di contenuti. Da Monaco segnali per la ricerca di nuovi spazi

Riportano che al Monaco Media Forum si è parlato molto di una possibilità della quale si cercano tracce da molto tempo. Pare che gli investimenti nella produzione di contenuti siano destinati ad aumentare. Perché si stanno chiarendo i nuovi connotati del mercato più complicato della rete. (PaidContent) Non stiamo parlando di piattaforme per i contenuti. Ma proprio della produzione di contenuti. Sette tendenze individuate (e sette perplessità allegate): 1. Branded content Nuove forme di pubblicità appoggiate su contenuti che cercano contemporaneamente di essere credibili e favorevoli alle...

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I termini delle condizioni: la volontà di chi comanda sulle nostre piattaforme

Non sono molti quelli che leggono attentamente i termini e le condizioni d’uso del software e delle piattaforme che usano anche tutti i giorni. Anzi sono pochissimi (Apogeo). Quelle pagine sono di solito lunghissime e pensate per ridurre al minimo le responsabilità dei fornitori. Ma talvolta una lettura rende più consapevoli di quello che si sta usando. Il caso Huffington Post analizzato da Emiliano Barbagallo per Ahref è istruttivo. L’analisi è impegnativa ma i risultati dimostrano che ne vale la pena. L’aggregatore infatti, nel suo “accordo con l’utente”...

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Orgoglio FactChecking – I lettori del Corriere sperimentano la piattaforma per prendersi cura dell’informazione

Il Corriere della Sera e i suoi lettori, insieme per prendersi cura della qualità dell’informazione, sperimentano la piattaforma FactChecking. Alla Fondazione Ahref sono tutti molto orgogliosi di questa considerazione. Dopo i social network stanno emergendo i media civici. E questo è un altro passo in tale direzione. Vedi anche: Daniele Manca commenta l’iniziativa. Un articolo per il background scritto al momento della presentazione della piattaforma Un articolo sulla scuola già segnalato per il factchecking La pagina alla quale i lettori del Corriere arrivano se vogliono...

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Sul business dell’editoria in digitale, questioni aperte da troppo tempo

In un’intervista di qualche giorno fa a Lo spazio della politica, Andrea Santagata di Banzai offre alcuni spunti di riflessione importanti sull’editoria dell’informazione. Aiuta a fare un bilancio di cose osservate e tendenze chiare. Per arrivare a conseguenze che impongono due vie: o si cambia radicalmente o si riducono le risorse per il business degli editori che si occupano di informazione in versione cartacea tradizionale. L’urgenza non è più una questione per visionari. E’ una questione stringente per tutti. IL punto di partenza di Santagata è la...

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Big Apple and New York Times

Il New York Times è stato un caso di velocità nell’adesione alla proposta che la Apple ha rivolto agli editori con l’introduzione dell’iPad. Già nella prima presentazione del prodotto, il New York Times era presente.
Oggi annuncia la sua web-app, completamente scritta in html5 e che non passa dall’App Store. E tutti vedono questa mossa come un modo per liberarsi nel tempo della necessità di pagare il 30% del fatturato alla Apple. Lo aveva già fatto il Financial Times. (Verge)

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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