Le tecnologie digitali a scuola sono adottate con tempi più lunghi e percorsi meno lineari di quanto servirebbe, a giudicare dai commenti al post precedente. E in effetti tutta la vicenda del cosiddetto elearning è stata una serie di false partenze.
Il problema è probabilmente di approccio: non partire dalle tecnologie ma dall’intelligenza della relazione tra la cultura dell’educazione e la società che ha bisogno di educazione. Di certo, in un contesto di crisi di ogni autorità tradizionale, nel quale le forme di apprendimento informale si moltiplicano e spiazzano le forme di apprendimento formale, la ricerca va indirizzata nella ricostruzione di una relazione di fiducia e rispetto, condita dell’abilità di interessare a ciò che è importante, alla qualità, alla corrispondenza tra apprendimento e qualità della vita.
I nuovi strumenti peraltro si moltiplicano anche grazie alla capacità di sperimentazione degli insegnanti di buona volontà. Un ennesimo esempio è stato realizzato da un professore dell’università del Michigan che ha creato un’app per trasformare l’iPad in una tavoletta sulla quale gli studenti possono condividere appunti alle slide e altri materiali mostrati a lezione direttamente sul tablet. (Wiredcampus). È un terreno di innovazione da esplorare. Per il quale non si vede perché non possano trovare successo anche soluzioni italiane che nel frattempo si stanno provando.
Commenta