Il gioco di parole è tanto facile che su internet se ne trovano le tracce anche nei mesi scorsi, prima di tutto quello che è venuto fuori negli ultimi giorni. Si è scoperto che OpenAI in realtà era ClosedAI. E gli ultimi sviluppi sono altre sorprese.
I fatti
Il board della non profit originaria OpenAI ha cacciato il ceo Sam Altman che aveva voluto portare l’impresa sempre più verso il for profit. Il leader dell’iniziativa è Ilya Sutskever, enfant prodige dell’intelligenza artificiale, nominato tra i 35enni più importanti del seattore dall’MIT, allievo di Geoffrey Hinton, uno dei grandi della disciplina (che ha recentemente abbandonato Google per potersi esprimere liberamente sui rischi dell’AI).
Altman ha avuto grande supporto dai suoi amici imprenditori, ha tentato di resistere, ma alla fine ha mollato. Ed è andato a lavorare alla Microsoft. Altman è apprezzato dagli imprenditori per il suo passato lavoro a Y Combinator, per la sua capacità di raccogliere fondi per le sue imprese, per l’energia e l’evidente empatia che riesce a mettere nel suo lavoro di venditore di progetti. Quando è stato licenziato, tra l’altro, stava raccogliendo soldi per fare un’impresa di microprocessori per l’AI per fare concorrenza alla Nvidia.
Al suo posto, dopo una prima nomina di Mira Murati, OpenAI ha scelto di affidare l’azienda a Emmett Shear, fondatore ed ex ceo di Twitch. Aveva lasciato l’azienda che aveva fondato e poi venduto ad Amazon a inizio anno perché aspettava un bambino. Quindi i casi sono due: o i problemi familiari si sono dimostrati più facili del previsto oppure il suo lavoro a OpenAI non sarà tanto impegnativo come lo era lavorare per Amazon.
Intanto però gli impiegati si sono preoccupati. Altman aveva promesso la vendita delle loro azioni nelle prossime settimane. Avrebbero incassato complessivamente un miliardo secondo indiscrezioni. E questa operazione sembra a rischio. Quindi più di 700 impiegati (su poco meno di 800) hanno preso posizione contro il board. A questo punto lo stesso Sutskever ha scoperto che i suoi tecnici tenevano più ai soldi che alla missione umanitaria e ha scritto di essersi pentito della cacciata di Altman.
le ultime notizie raccontano del ritorno di Sam Altman alla guida di OpenAI e della cacciata del board della non profit. Nel nuovo board, per adesso, Sutskever non c’è.
Il problema
OpenAI era nata come non profit che faceva l’intelligenza artificiale per il bene comune dell’umanità. Dopo aver tentato di finanziarsi con le donazioni ha creato una for profit e ha raccolto quasi 13 miliardi dalla Microsoft che ha così comprato il 49% dell’impresa che a quel punto doveva spingere per uscire con il prodotti in fretta e conquistare grandi quote di mercato per fare profitti e ripagare gli investitori (tra l’altro con un cap alla distribuzione degli utili sempre dovuto alla vocazione originaria di non profit).
Altman e Sutskever non andavano d’accordo sui tempi e i modi dell’uscita dei prodotti sul mercato. Per Sutskever dovevano essere testati meglio prima di rilasciarli. In effetti, i loro difetti sono diventati leggendari. Ma Altman andava avanti veloce per conquistare quote di mercato (e di immaginario).
A questo punto, anche Sutskever ha dovuto accettare la realtà. Una non profit diventata azienda non ritorna non profit. Se si vogliono ottenere risultati umanitariamente solidi occorre un più trasparente processo democratico.
I test
Anche l’AI Act in discussione all’Unione Europea è interessato a come si testano i prodotti con intelligenza artificiale. L’idea di fondo è di portare l’esperienza della farmaceutica nel mondo dell’intelligenza artificiale. Nella farmaceutica non si può dire che le regole abbiano frenato l’innovazione, semplicemente l’hanno resta un po’ più sicura e consapevole.
Mentre gli americani si scontrano sulle loro idee a porte chiuse, l’Europa potrebbe chiarire come si fanno i test e imporre che vengano fatti bene, con un processo deliberativo più trasparente. In realtà, il trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio avviene a sua volta a porte chiuse. Si spera che diventi più semplice da interpretare per i cittadini.
Da leggere
Microsoft hires ex-OpenAI leaders Altman and Brockman to lead new AI group, Techcrunch
Inside the Chaos at OpenAI. Sam Altman’s weekend of shock and drama began a year ago, with the release of ChatGPT, The Atlantic
Le ambiguità di OpenAI, Crossoroads, Nòva100, Il Sole 24 Ore
[…] Nello scontro di potere sul governo di OpenAI si legge il confronto tra chi vuole fare intelligenza artificiale per il bene comune e chi la vede come un prodotto che deve conquistare il mercato. In questo momento non si sa chi vincerà. Ieri il commento era quello pubblicato sul Sole 24 Ore del 19 novembre 2023, con Sam Altman cacciato dall’azienda. Oggi le notizie parlano del tentativo dei suoi alleati di riportarlo in sella. Domani vedremo. […]
[…] Tanto casino in casa OpenAI. La bolla dell’Intelligenza Artificiale arriva quasi a scoppiare dopo i giri di walzer nel board della azienda più famosa di intelligenze generative. Fiutati i soldi, iniziano le coltellate. Un film già visto e qui ben raccontato da Luca De Biase. […]