Linkontro di Nielsen IQ. Un evento potentissimo. Pieno di gente che si occupa di economia reale. Orgogliosa di farlo. Con un ruolo compreso tra l’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione.
Oggi hanno parlato persone di grande levatura: Vincenzo Perrone, Bocconi, sulla complessità. Andrea Boltho, Oxford, sull’economia. Paolo Magri, Ispi, sulla geopolitica. Luca De Nard di Nielsen e Mario Calabresi hanno raccontato storie, fatte di numeri e di persone.
Ma se c’è una narrativa che sta prendendo piede è quella cui già qualche mese fa avevo alluso: pestilenza, guerra, carestia.
Andrea Boltho ha mostrato come l’aumento dell’inflazione sia l’eventualità più temuta da un bravo economista, ironico, razionale, disinteressato. E ha aggiunto che questa inflazione appare per ora meno pericolosa di quanto potrebbe dato che non si assiste a una rincorsa prezzi-salari: come dire che la buona notizia è che i lavoratori perdono potere d’acquisto e non riescono a difendersi.
Uhmm.
Vabbè. Il quadro macroeconomico è drammatico. La perdita di PIL dovuta alle clausure decise per combattere la pandemia era quasi recuperata ma l’aumento del costo delle materie prime che si è manifestato già prima della guerra ma che poi è peggiorato molto a causa della guerra ha rimesso tutto in discussione. Poiché per Boltho la guerra durerà oltre l’autunno, il quadro macro peggiorerà ancora di più, con inflazione ormai elevatissima e stagnazione del PIL. Visto che i salariati non si difendono, la polarizzazione sociale peggiorerà con la perdita di potere d’acquisto del ceto medio, mentre i poveri si moltiplicano e i ricchi diventano inarrivabili. L’ascensore sociale si blocca al piano terra. E il senso di ingiustizia peggiora. Sicché, dice Boltho, arriverà un governo di destra che bloccherà le riforme (dice Boltho che storicamente i governi di destra non fanno le riforme necessarie) il che avvierà una crisi vera, lunga e profonda.
La guerra, per Magri, non si risolverà fino a che la Cina non entrerà in gioco da protagonista, mediando per chiuderla. La tentazione di farla pagare cara a Putin che ogni tanto affiora in America non è nell’ordine delle cose, dice Magri. E lo scenario di un golpe in Russia è del tutto improbabile. Sicché o si lavora per arrivare un compromesso possibile e sensato o si continua a distruggere. La sovranità europea e la strategia di riarmo del Vecchio Continente, che non deve essere concepita come coincidente con la strategia della NATO, sono elementi essenziali di un nuovo paradigma possibile. Che peraltro per ora non è per molto convintamente perseguito. L’Europa ha fatto molto. Ma il quadro sta cambiando velocemente. C’è bisogno di un’Europa convinta dei propri mezzi e di una Cina che superi la tattica del pesce in barile. Nulla di tutto questo potrà accadere in brevissimo tempo. Intanto, con il grano bloccato nel porto di Odessa e le navi ferme per il lock-down a Shanghai, il commercio internazionale e rallentato, mentre il prezzo del grano cresce, con grave danno dei paesi in sviluppo. La carestia è possibile, dopo la pestilenza e la guerra.
Sappiamo che gli umani pensano che dopo una crisi così si torni in fretta alla normalità. Se lo aspettano. Ma non sempre è facile che succeda. La somma delle crisi di questi tempi potrebbe essere vista come una riproposizione in condizioni totalmente diverse della crisi del Trecento. Che di fatto si trasformò in un nuovo paradigma, non più basato sulla crescita infinita ma una ristrutturazione profonda dell’economia.
Se Stati Uniti e Russia proseguono nella loro nuova contrapposizione frontale – i segni di qualche ammorbidimento non mancano ma sono ancora insufficienti – saranno Cina ed Europa a dover modificare la direzione del mondo. Il peso dell’Indonesia che ospiterà il G20 e dell’India che non si schiera troppo con uno o l’altro contendente non mancheranno di farsi sentire. Ma Cina ed Europa avranno le responsabilità maggiori.
È tempo di superare un’economia basata sullo stimolo infinito delle aspettative per concentrarsi su un’economia basata sugli equilibri più adatti alla complessità del presente, a partire dalla complessità dell’emergenza climatica. L’ecologia dei media si deve a sua volta riqualificare. Non è più una cosa bella da avere: è centrale nella ricomposizione della collaborazione tra le menti degli umani chiamati a pensare meglio insieme.
Vedi:
La pace si prepara durante la guerra
L’Europa è chiamata a rafforzare la democrazia
Pestilenza, guerra, carestia. Una combinazione che nel XXI secolo è diversa da quella del XIV secolo
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