Ruchir Sharma è il chief global strategist di Morgan Stanley Investment Management. Ha scritto il libro “The ten rules of successful nations”. E ha scritto un pezzo sul Financial Times intitolato: “The idea the state has been shrinking for 40 years is a myth” (FT mette il pezzo a pagamento).
Sharma sostiene che non è vero che il neoliberismo sia riuscito a far diminuire le dimensioni dell’intervento statale nell’economia negli ultimi 40 anni e che quindi l’amministrazione di Joe Biden non sta cambiando direzione alla storia. I motivi che adduce per questa affermazione sono molto chiari: dai tempi di Ronald Reagan la spesa pubblica americana e i deficit pubblici in giro per il mondo sono aumentati molto. Quindi lo stato non è diminuito.
Va detto peraltro che dai tempi di Ronald Reagan le tasse per i ricchi e le multinazionali sono diminuite drasticamente, la spesa pubblica americana è aumentata anche per i costi degli interventi militari e per il salvataggio delle istituzioni finanziarie speculative che di tanto in tanto vanno in crisi anche per eccesso di avidità, le privatizzazioni hanno aumentato le opportunità di affari per le banche, le liberalizzazioni hanno aumentato gli spazi di manovra per le istituzioni finanziarie speculative, la polarizzazione della ricchezza è aumentata generando un livello di diseguaglianza gigantesco (Vedi il pezzo sul libro di Fareed Zakaria con qualche dato Ocse su questo blog).
In effetti, è un mito che il neoliberismo abbia aumentato lo spazio del mercato e diminuito quello dello stato. Il neoliberismo ha aumentato la ricchezza delle organizzazioni che stanno al vertice del capitalismo e delle persone che le guidano. Perché il mito, in realtà, è che il neoliberismo sia la filosofia che privilegia la concorrenza e il mercato: in realtà è un’ideologia del potere. Come pare abbia detto Warren Buffett: “la lotta di classe esiste, la vogliamo noi ricchi e la stiamo vincendo”.
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