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Previsioni a lunga gittata sul lavoro

Un video prodotto da Casaleggio e Associati propone alcune previsioni sul lavoro a lunga gittata, verso la metà del secolo. Essenzialmente il tempo di lavoro diminuisce, il reddito si concentra sul capitale, i lavoratori sono sostituiti da macchine (salvo i casi in cui conta soprattutto la relazione umana). Come sono finanziati i consumi? A quanto pare l’idea è che le persone hanno ripreso il controllo dei dati e le aziende che ne hanno bisogno pagano: si tratta di un sistema che ha reso “pubblico” o “comunitario” il patrimonio globale dei dati e di un fisco che raccoglie dalle aziende e distribuisce ai consumatori.

La difficoltà di questo meccanismo sta nella remunerazione del capitale, perché fino a che non ci sarà un cambiamento sostanziale di logica, il capitale vuole credere di avere una crescita infinita davanti altrimenti non si impegna. Quindi in un modo o in un altro il passaggio politico che porta alla situazione prevista deve essere piuttosto radicale: per impegnare il capitale anche se non ci sono prospettive di crescita che superino di molto il tasso di aumento della popolazione. A meno che alla fine, non sopravvivano invece molti lavori: quelli che continuano a produrre innovazione e che motivano il capitale.

A quel punto sopravvivono i lavori dell’empatia e i lavori dell’innovazione. E poi? Sopravvivono anche quelli che costano troppo poco per motivare un impegno delle macchine. E poi? Sopravvivono i lavori legati alla gestione o alla proprietà del capitale, probabilmente. Lo scenario si fa piuttosto complicato. E lo diventa ancora di più se mettiamo in dubbio che il progresso tecnico possa davvero produrre un ulteriore aumento della produttività del capitale (in fondo il costo di mantenere in vita la legge di Moore potrebbe crescere esponenzialmente più della capacità di elaborazione dei chip, anche considerando che la crescita della capacità culturale di produrre software potrebbe andare a un ritmo ancora minore). Possono sopravvivere anche i lavori dei paesi che non hanno adottato questo sistema, in competizione con quelli che l’hanno adottato.

In ogni caso, questa scenaristica è interessante. E varrà la pena di tornarci. Intanto alcune proposte ulteriori sono su The future of work. E i commenti al video sono su youtube (da leggere per esempio quello di Pietro Speroni di Fenizio).

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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