È Pasqua. Si cerca un rito di passaggio. E si guarda al futuro. La sostenibilità è la parola che meglio mette d’accordo tutti, se si guarda al futuro. Una parola che cerca di portare la lunga durata nelle scelte quotidiane. Una parola che si è evoluta, dall’ambito ambientale a quello sociale e culturale. Lo sviluppo sostenibile è la sua ultima incarnazione, fondamentale: una visione che porta a pensare a stabilire un percorso di progresso, di miglioramento, di sviluppo, appunto, in un quadro nel quale si generano più risorse di quelle che si consumano, in termini ambientali, sociali e culturali.
È questo il senso dell’Agenda 2030 dell’Onu. E dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile in Italia (Asvis). Enrico Giovannini, economista e statistico sensibile a questo approccio, che ha studiato la felicità e la sostenibilità operando coerentemente quando ha guidato la divisione che se ne occupava all’Ocse e quando ha presieduto l’Istat, ha lavorato per portare avanti queste tematiche e ne ha scritto sul Sole. Aldo Bonomi lo ha ricordato oggi nel suo Microcosmo. «Solo una mutazione antropologica profonda del modello di sviluppo che determina le forme di convivenza globale si potrà trovare, oltre l’emergenza, senso e significato alla parola pesante sicurezza, che pesa come un macigno nella paura del quotidiano. È forse è per questo che ho trovato tracce di speranza che vanno oltre la paura nell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile».
Vedi anche:
Risparmio e crescita dell’economia circolare
Dossier: economia della felicità
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