Se dunque l’FBI ha trovato il modo di aprire il famoso iPhone del terrorista senza intervento della Apple il caso sembra avviato a soluzione. Perché cade il presupposto di tutto: che l’intervento della Apple fosse indispensabile.
Conseguenza. Gli inquirenti possono tentare di entrare in ogni luogo nel quale possono trovare prove per contrastare i crimini o il terrorismo. Ma non possono imporre al costruttore di un oggetto sicuro di renderlo meno sicuro. Deve valere il caso per caso. Non si può imporre che tutti gli utenti di iPhone debbano avere uno strumento meno sicuro solo per permettere le indagini dell’FBI, col rischio che la breccia sia usata anche da criminali e terroristi, e che sia usata per la sorveglianza di massa in stile NSA.
Vedi:
Apple stared down the FBI and won
The FBI Now Says It May Crack That iPhone Without Apple’s Help
Le agenzie americane sono sempre sull’orlo di esagerare. E spesso esagerano. Il caso del terrorista è stato usato per fare pubbliche relazioni. La Apple ne è uscita bene. Ma la storia non finisce qui, purtroppo. L’Europa giocherà un ruolo essenziale.
Vedi:
United States sets out limits on its spying as part of new data pact with EU
Da verificare:
White House Asked Google & Facebook To Change Their Algorithms To Fight ISIS; Both Said No
La storia:
Apple vs. FBI
Leggi:
Pax technica
[…] Le analisi sulla reale portata di queste novità non si fermeranno. La qualità delle soluzioni proposte dalla Apple resterà sottoposta al giudizio della critica per parecchio tempo. Alcune delle preoccupazioni più diffuse in questi giorni potrebbero rivelarsi infondate, ma chiaramente non tutto è risolto. Un fatto è certo: la Apple non si era spiegata benissimo, introducendo queste novità. Forse Federighi è riuscito a spiegare meglio. D’altra parte, la forza con la quale la Apple si era battuta a favore della privacy degli utenti non poteva essere accantonata così banalmente (vedi Apple-Fbi). […]