Una grande accoglienza sui giornali italiani per Diego Piacentini, nominato capo del neocostituito “digital office” di Palazzo Chigi (Corriere, Stampa, Sole). Nessuno si illude che sarà facile. Ma la sua esperienza è notevolissima. Le opinioni su questo sono concordi. Ora si attende qualche indicazione in più sui suoi compiti.
Il comunicato del governo è scarno: “Il Consiglio dei ministri ha deliberato la nomina di Diego PIACENTINI a Commissario straordinario del governo per il digitale e l’innovazione. Il Commissario assumerà le funzioni il 17 agosto 2016.”
Quello che sappiamo è stato scritto sul sito di Amazon e su Medium da Paolo Barberis. Si sa che si prende due anni di aspettativa a partire dall’estate, che lavorerà pro bono, che avrà una squadra a Palazzo Chigi, che Barberis la coordinerà. Si sa anche che Piacentini è una persona lineare, energica, competente, orientata al risultato: e non cambierà certo arrivando a Roma.
Quanto alle altre figure che hanno in vario modo gestito la governance della digitalizzazione finora si può solo immaginare che si adegueranno o lasceranno perdere.
Ora il problema è semplice. Fino ad agosto non avremo informazioni dirette da Piacentini, con ogni probabilità. Forse il governo si spiegherà meglio, anche se che le cose importanti le dirà a suo tempo proprio Piacentini. Insomma, la concretezza dei fatti arriverà a fine estate. La logica e la ragionevolezza consigliano dunque di tenerci in caldo la buona notizia e di sospendere la valutazione – e il chiacchiericcio – fino a che non se ne saprà di più.
Per come stanno le cose, di sicuro, sarà un problema per il governo tenere a bada i lunghi coltelli e le lingue affilate. Roma e l’Italia ne sono piene. Intanto, gli interessati che sono preoccupati per la propria posizione non cesseranno di agitarsi. Quelli che invece pensano più al bene comune se ne staranno calmi continuando a dare una mano al paese. Imho.
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