La rete doveva aumentare il potere di accesso all’informazione di tutti e ridurre la concentrazione del sapere. Per un po’ di tempo ci è riuscita. E certi risultati sono straordinari. Si è formato il più grande spazio pubblico della conoscenza che si sia mai visto. Eppure, dell’enorme quantità di informazioni che nel frattempo si è accumulata, una parte consistente è stata privatizzata. Ed è sotto il controllo di grandissime piattaforme. Che aumentano l’asimmetria informativa.
Ubiquitous Commons intende riequilibrare la rete da questo punto di vista. Usando la blockchain e una serie di regole che danno all’utente il potere di negare o concedere la disponibilità dei loro dati alle piattaforme. L’iniziativa è partita da Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, ha conquistato l’attenzione di molti osservatori e tecnici in Europa ed è arrivata sulle pagine di Nòva e del Financial Times. Il giornale inglese ha concesso una grande attenzione e riconosciuto una bella credibilità al progetto. Il pezzo è riassunto qui. E si trova sotto paywall qui.
“But could a system be created that gave back some control to individuals? An international group of researchers led by Salvatore Iaconesi, a lecturer at the La Sapienza university in Rome, and Oriana Persico, a communication scientist, is trying to create a legal and technical toolkit that would allow people to do just that.
The concept, called Ubiquitous Commons (UC), would insert a layer between individuals and Facebook that specifies how a users’ details can be used. For example, when a user types an “I love kittens” post on Facebook and presses “send” the message would be intercepted by the UC platform and encrypted before it reaches Facebook. They would be asked to specify how their data might be used — perhaps for scientific purposes, but not commercial ones, for example.
The back end of the system would log the user’s instructions to a “blockchain” or electronic public ledger. The data could only be decrypted and accessed by organisations that fit the set criteria.
“There is a real inequality of power between individuals and companies when it comes to data,” says Mr Iaconesi. “When you configure your privacy policy on Facebook, not many people realise that you are configuring your privacy policy towards other people, not towards Facebook. They can see it all.”
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