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Si è anche cercato di capire che cosa resterà dell’EXPO allo Hangar Bicocca, sabato 7 febbraio, dove c’è stato un bello show di ottimismo sulla prossima esposizione universale di Milano. L’ex presidente del Brasile Lula ha fatto notare al “compagno presidente del Consiglio” che “i poveri non hanno un sindacato” e il papa Francesco ha detto che “la radice di ogni male è l’iniquità”. Il consiglio di leadership del papa è stato il più efficace: “passare dalle urgenze alle priorità” è il modo migliore secondo il papa per operare delle scelte. E questa frase, semplice e fortissima, è stata la più apprezzata e ripetuta di tutta la giornata.

Ma a un tavolo si è discusso di “che cosa resterà dell’EXPO”. E le cose dette sono state molte e spesso molto importanti. Inutile riassumerle. Voglio solo far notare che anche l’organizzazione delle esposizioni universali, a sua volta, studia che cosa resta degli Expo. E la risposta è sorprendente: gli Expo sono essenzialmente fenomeni educativi.

In effetti, per otto anni una società si prepara a raccontare un futuro. Pensa in anticipo alle conseguenze del racconto del futuro che si incarnerà nell’Expo. Noi abbiamo perso sette di quegli otto anni. Ma all’ultimo momento, come spesso facciamo noi italiani, stiamo tirando fuori idee forti e concrete. Non sarà un successo della preparazione e della profondità dell’evento. Sarà l’ennesima dimostrazione della predisposizine di fondo che abbiamo a fare le cose sempre all’ultimo momento con una sorta di millenaria profondità, che spesso nascondiamo sotto le nostre sciocchezze fuffarole. L’EXPO sarà una narrazione dell’ecologia del futuro, della necessità degli umani di imparare la sostenibilità, della concretezza della relazione ecologicamente consapevole tra tradizione e innovazione, che si vede ovviamente meglio che in altri settori nella filiera globale dell’alimentazione.

Pensarci ex-ante, per gli italiani, sembra sempre impossibile. Ci arriviamo giusto prima di essere costretti a osservare la storia ex-post. In quei momenti, rarissimi, quando siamo uniti per fare bella figura all’ultimo momento, talvolta, ci riusciamo. Vedremo. Alla fine non possiamo non augurarcelo. Non solo per il bene nostro: perché questa volta si parla del bene di tutti.

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  • Il mio progetto Post Expo lo feci 2 anni fa e chiesi 500 milioni ai fondi BEI europei per dare lavoro a 60.000 givani.I politici si sono messi di traverso mandando avanti 2 Rettori che sono uno al 244° posto,l’altro al 256 psto nel ranking di 700 università.Ora che 2 Rettori vogliano insegnare a me che ho invitato il MIT e il meglio del mondo in energia a lavorare con me per insegnare nuove tecnologie,mi sembra la solita boutade di chi vuole palazzinare,invece di dare lavoro vero.Io ho 100 adesioni mondiali e ho detto loro di versare 2 milioni x 250 posti non a me ,ma CDP o MISE.

Luca De Biase

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