Susan Etlinger, a TED, cita la famosa formula che Joan Robinson aveva pensato per spiegare come si può sbagliare guardando ai dati senza senso critico: post hoc ergo propter hoc è l’errore tipico di pensare che siccome una cosa segue nel tempo un’altra cosa, allora la prima è la causa della seconda. Il senso critico, dice Etlinger, non viene guardando semplicemente i dati, ma cercandone il senso: dunque viene dallo studio della filosofia e della storia, dalla sociologia. Probabilmente dall’arte.
La ricerca umanistica che si confronta con quella scientifica e tecnica: è una risposta intelligente alla formula (nata vecchia) di Chris Anderson che aveva annunciato la fine della teoria. Vale la pena di dare un’occhiata ad alcune correlazioni assurde. Per poi guardare il video di Etlinger.
[hang2column width=”640″][/hang2column]
Ciao Luca,
a proposito di filosofia: la formula di Joan Robinson è in realtà un vecchio sofisma latino, uno dei preferiti da David Hume. Hume lo aveva traslato dall’originario ambito logico a quello empirico, dell’esperienza umana) per supportare la critica all’idea di causalità: le impressioni che ci colpiscono vengono messe in fila dalla mente, che crea così una successione per poi interpretarla come una sequenza causale. Ai tempi di Hume non avrebbe probabilmente avuto senso parlare di una ricerca umanistica distinta da quella scientifica: ma certamente può avere senso oggi riguadagnare l’idea che il sapere sia uno, e uno solo il metodo, dovunque ci conducano le nostre ricerche.