Era un maestro. Di quelli che restano come un punto di riferimento per tutta la vita. Generazioni di giornalisti, a Bologna, a Lugano, a Milano, hanno compiuto con Angelo Agostini i primi passi sulla loro strada. I suoi ragazzi lo sapevano: fino a che non vedeva che i suoi studenti si erano avviati a cogliere qualche opportunità, anche finito il corso non li lasciava soli. Sapeva far sentire la mano forte dell’esperienza e la gentilezza umile della solidarietà umana. Incoraggiava – burbero sognatore – i ragazzi e le ragazze che si sentivano attratte da questa professione maledetta. Insegnava con l’esempio e le parole che la durezza di quella carriera aveva senso solo se affrontata sulla scorta di un’insensata rettitudine.
Era un innovatore. Si affacciava con l’entusiasmo di uno dei suoi giovani allievi a ogni finestra sul futuro del giornalismo. Aveva scoperto l’html e il web nel 1995 animando fin dall’inizio Reporters Online. Aveva esplorato come un ricercatore l’evoluzione della professione. Aveva dedicato la sua combattiva direzione di Problemi dell’Informazione alla ricerca delle conseguenze della grande trasformazione che coinvolge il giornalismo, come ogni altra attività della generazione di conoscenza. Aveva contribuito al successo del Festival del Giornalismo di Perugia con la sua visione e partecipazione costante. Dimostrando che il giornalismo può adattarsi al cambiamento solo se approfondisce la fedeltà a ciò che non cambia nella qualità dell’informazione. E con Ahref aveva lavorato alla diffusione di quel metodo di ricerca tra i cittadini, partecipando alla fondazione dei media civici.
Era un amico. Ne ero orgoglioso.
Era un mio professore, e mi ha fatto scoprire il suo meraviglioso libro “Cambiare pagina”!
[…] ricordo di Luca De Biase, di Vittorio Zambardino, di Arianna Ciccone, quello di alcuni studenti dello […]