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Agcom. Più trasparente di così…

E’ stata la fiera della trasparenza, questa elezione dell’Agcom. Si è capito tutto.

1. Il solo aggregato di potere che aveva le idee chiare e le ha perseguite con lucidità è stato il partito della televisione privata. Voleva controllare l’organismo che controllerà l’applicazione delle leggi sui media. E ci è riuscito.
2. Gli altri partiti che considerano internet e i media come una sovrastruttura ma che ormai hanno le idee confuse sulla struttura, tanto da pensare che il mondo del potere e quello delle persone siano ormai completamente scollegati, si sono accontentati di una trattativa banalotta senza pensare che la tenuta degli accordi di vertice dura quanto serve e non quanto è giusto.
3. Le minoranze radicali e idv che non hanno votato hanno pensato di fare le vittime astenendosi invece di dare comunque il loro voto ai candidati competenti: il segnale che hanno dato non era per dire “noi vogliamo persone competenti” ma per dire “noi siamo sempre qui” (non si sa bene a farci che cosa).

Tutto molto trasparente.

Su internet, che ormai conta, altroché se conta, infuria la delusione attiva.

Vedi anche:
Consultazione per un’Agcom multistakeholder (5 marzo 2012)

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  • Ciao Luca, allego la mail che ho inviato a Bersani, Casini, Alfano, Berlusconi e Monti. Non finisce qui.

    Egregi Onorevoli,
    premetto che nelle scorse elezioni della XVI legislatura avevo Votato PD (sono di Milano).

    In occasione dell’elezione dei Commissari AGCOM (e poi Privacy e RAI) speravo che la spartizione delle poltrone (e di che poltrone) avvenisse nel modo più consono non solo alla trasparenza che richiederebbe la legge, ma anche rispetto alla domanda di partecipazione, di indipendenza e di autorevolezza che l’intero Popolo Italiano sta chiedendo in cambio degli enormi sacrifici che il Governo e i Partiti che lo sostengono ci stanno imponendo.

    Per questo motivo ieri sera, quando ho letto della spartizione delle poltrone di AGCOM e non solo, ho deciso di scrivere a tutti i parlamentari e senatori che direttamente o indirettamente (perché nominati dal porcellum) hanno ricevuto il mio voto. Ho scritto per sostenere la candidatura più indipendente e autorevole che io conosca come Commissario di AGCOM: quella di Stefano Quintarelli.
    Qualche Onorevole è stato così gentile da rispondermi. Uno di loro ha deciso di disubbidire agli ordini di scuderia, un altro, invece, mi ha scritto che non avrebbe potuto farlo, tacendo, naturalmente, che più si avvicinano le elezioni, più si deve diventare scendiletto delle segreterie di partito nella speranza di essere nuovamente candidati (nessuno crede che farete la riforma elettorale prima della scadenza della Legislatura).

    Volevo solamente informare l’On. Bersani che mai più il PD avrà il mio voto, proprio perché ha partecipato in modo tanto contrario agli interessi del paese alla spartizione delle poltrone. Ma anche Informare gli On. Alfano, e Casini che conosco moltissimi che li hanno votati in passato e che, per le stesse mie ragioni, non lo faranno di nuovo alle prossime elezioni.

    All’On. Berlusconi mi sento di chiedere di fare per una volta davvero il bene del paese, rinunciando alla protezione ex-ante delle sue imprese, attraverso i propri candidati ad AGCOM.

    Infine, all’On. Presidente del Consiglio mi sento di ricordargli che la disciplina economica non è la regina delle scienze umane e se anche lui rinunciasse a nominare l’ennesimo bocconiano a un ruolo tanto rilevante, sarebbe un grande segno di libertà non solo rispetto ai partiti, ma anche rispetto a se stesso.

  • L’indignazione, le proteste nate sul web, nei bar, nelle università, dove ancora? contro le nomine Agcom approvate dal Parlamento e decise ovviamente e come sempre nelle retrobotteghe spesso oscure della politica nazionale muovono delle riflessioni e delle domande con una premesssa.

    Le nomine sono state decise da un Parlamento che fino a prova contraria è stato eletto democraticamente. E questo è un successo della democrazia.
    Le nomine rispettano un valore di merito? a dirigere l’Agcom sono stati messi medici, giornalisti e altre categorie. Chi decide la reputazione in materia di privacy e informazione? Lo decide il curriculum del candidato? le sue pubblicazioni? i suoi post su blog, Twitter e Facebook? i suoi interventi a seminari e workshop?
    E poi, nelle università, al supermercato, allo stadio, nel web, l’indignazione per le nomine è stata uguale?
    Dove sta la società che alcuni, non io, definiscono civile? Sta nei bar? nelle università, nel web?
    No perché poi il popolo web che si infuria, giustamente, se lo si chiama così, se la prende a male se il Parlamento decide qualcosa di diverso da quello proposto tra blog, twitter e forum, in questo caso la nomina sacrosanta di Quintarelli. Così è fare il gioco della politica da retrobottega. Una lobby, il web che decide per amicizie, per convenienza, per interessi o magari solo per cazzeggio ma non sicuramente come propulsore della spera pubblica e sociale. Che strumenti democratici la rete, noi, quel popolo, abbiamo messo in piedi per proporre dei candidati all’Agcom? Un senso importante della rete è fare qualcosa di buono per la democrazia, siamo sicuri di esserci per provarci

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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