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Design a start-up

Ormai è chiaro: il pensiero del design è molto più ampio e trasversale di quanto si potrebbe ritenere considerandolo come una disciplina per dare forma agli oggetti. È ormai chiaro da quando ci siamo resi conto che, per esempio, il “design dei servizi” è indispensabile a trasformare concetti astratti in relazioni vere tra persone per lo scambio di soluzioni che non richiedono un oggetto ma un “lavoro” sociale. È chiaro da quando ci si è resi conto che l’idea del design e l’idea del progetto tendono a convergere, sia che si tratti di un prodotto che di un modello di business. Ed è chiaro da quando si è compreso che il successo di qualunque offerta innovativa ad alto valore aggiunto in un contesto di rete dipende dalla disponibilità di una società ad adottarla: il che equivale a dire che non vale tanto la singola proposta ma la sua relazione con le persone alle quali è rivolta, la rilevanza che ad essa attribuisce la rete di persone che la adotta, il significato che in essa le persone riconoscono, per l’immediato e per il futuro. Il design non aggiunge forma alle cose ma le riempie di un contenuto progettuale che racconta la sua storia: da dove viene e dove va…

Questo inevitabilmente vale anche per le nuove aziende. Le start-up sono progetti, possono essere considerati frutto di un pensiero di design, vivono nella relazione progettuale che le persone vi riconoscono. Per questo vale la pena di leggere le storie di designer che hanno fondato un’azienda, delle quali parla Enrique Allen su Fastcodesign.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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