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John Paton

John Paton ha la responsabilità di una delle maggiori catene di giornali americana. E pensa che la deve condurre a fare il suo business essenzialmente in versione digitale. La storia va letta per lo meno perché è netta e senza retorica. La scrive David Carr sul NYTimes. Il punto di vista è semplice: non si tratta di fare una rivoluzione di parole, ma di operazioni dense di razionalità economica. Da un lato i costi del vecchio sistema. Dall’altro l’espansione possibile nel nuovo. Il ragionamento è equilibrato e basato sul servizio a un pubblico in veloce evoluzione. La cultura di Paton è fondamentalmente giornalistica. La dinamica che vede è originata dal prodotto. L’accento è sul locale. La consapevolezza è empirica: “At some point, print is going to cost more money than it is worth,” he said. “If you don’t have a viable business model to turn it off when that day comes, where does that leave you?” Siamo in una fase dell’evoluzione editoriale che va rapidamente maturando: esce dal periodo retorico ed entra nel periodo pragmatico. Per questo, paradossalmente, ci vuole ancora più visione.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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