Oggi dicono quelli del governo che non hanno mai proposto gli arresti preventivi degli studenti che protestano. Ma la durezza delle reazioni governative alle proteste degli studenti significa molto. E va contestualizzata nella dinamica della comunicazione politica.
La logica governativa sembra chiara: non parlare dei responsabili delle violenze di Roma proprio per non distinguerli dagli altri partecipanti ai cortei di protesta; quindi far credere che siano tutti violenti; in questo modo annullare l’importanza del contenuto della maggioritaria parte nonviolenta della protesta e ottenere consenso per una politica di repressione per tutto e per tutti coloro che dissentono.
E’ una logica di governo attraverso la confusione e la distrazione. Che nasconde il centro della questione. Il centro della questione è che la politica sta abbattendo il morale e la morale della scuola, sta imprigionando i giovani in una mancanza di prospettive devastante (un quarto sono disoccupati si legge oggi), sta punendo gli insegnanti che vogliono fare bene il loro mestiere, convincendo tutti che non c’è niente da fare per la scuola pubblica. E invece la scuola è il confine della società civile e dell’inciviltà. E coloro che lavorano bene e ne vogliono il bene sono degli eroi.
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