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Fiat voluntas Merkel

Sarebbe bello capire esattamente che cosa succede nell’industria dell’automobile. Ma non è facile, perché la sostanza del dibattito sul progetto Fiat-Crysler-Opel è che i fatti nuovissimi avvengono in un paradigma interpretativo vecchio. In particolare: non stiamo parlando di acquisizioni ma di consolidamento. E’ più frutto di crisi che di successo.

La produzione di auto è in crisi in modo fortissimo. Se non fosse per l’Asia. Il passaggio sempre colpevolmente rimandato all’auto pulita è ineluttabile, ma costoso. E intanto i consumatori non si dimostrano più disposti a farsi condizionare alla sostituzione dell’auto sempre più rapidamente.
La finanza che ha governato i produttori occidentali di automobili li ha anche risucchiati in un vortice senza ritorno, come un parassita che uccide il suo ospite. Le case americane sono particolarmente colpite.
I governi, americano e tedesco, sono interessati a intervenire per salvare i posti di lavoro. E per riconquistare un potere dal quale erano esclusi. Sono i soldi pubblici a rendere appetibili le operazioni di cui stiamo parlando. E nel corso delle quali la Fiat sta emergendo sul piano culturale e personale.
Il confronto non è tra efficienza industriale, qualità dei prodotti, strutture organizzative. Il confronto è tra gruppi di management. E quello di Marchionne è riuscito ad accreditarsi in America come un gruppo credibile. Stenta in Germania, ma anche per motivi di geopolitica. 
In ogni caso, se dovesse arrivare in porto tutto il progetto, non si tratterebbe di un’acquisizione di Opel e Crysler da parte di Fiat. Si tratterebbe di una prevalenza del gruppo di management di Marchionne sugli altri. Perché l’assetto proprietario non c’entra. La Fiat sarebbe comunque in parte ceduta dai suoi attuali proprietari per confluire in un’entità più grande che, nel tempo e in vari modi, dovrebbe restituire i soldi pubblici che attualmente favoriscono il passaggio in atto. A emergere sarebbe non l’attuale proprietà della Fiat, ma il suo attuale gruppo di management. Non si tratta insomma di una vera e propria acquisizione, ma di un consolidamento in tempi di vera crisi industriale, scoperchiata dalla crisi finanziaria. Con una certezza: solo l’intelligenza culturale del management potrà ridare un futuro a un’industria tanto importante ma troppo conservatrice. Imho.
Repubblica. Corriere. Sole (che scopre che c’è anche una cordata cinese sulla Opel).

19 Commenti

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  • Concordo. Mi pare che si confrontino due visioni. La prima, quella “tedesca”, difensiva (posti di lavoro, modello industriale, rapporto con il sindacato e la politica). La seconda (Marchionne), che tiene conto di tutti i fattori, ma parte da un’idea di sostenibilità del modello industriale, mette al centro la tecnologia, e da lì si muove per riconfigurare l’industria e leggere il sistema.

  • Quasi tutto corretto, eccetto tre cose sostanziali: la Ford se la cava benissimo; la Fiat è al collasso produttivo e finanziario (viene a tutti gi effetti tenuta in vita dalla Cassa Integrazione e dal Brasile, finchè dura); i motivi per i cui i tedeschi sono cauti non sono geopolitici (la cordata Magna ha dentro i Russi, presente ?) ma perchè Marpionne ha tentato di fare pagare la Opel allo Stato tedesco. Poi, secondo Muchetti, e per una volta sono d’accordo con lui, la storia che o fai 6 milioni di auto l’anno o muori è un mito messo in giro dallo stesso Marpionne e bevuto intero dalla stampa italiana e solo quella. E la BMW ? La Mercedes ? Tutti cadaveri ? La Peugeot ? Quello che ha in testa Marpionne è liberare gli Agnelli di un fardello facendogli anche incassare un po’ di soldini con la quotazione (Luca, se fanno una fusione, gli Agnelli non riducono, vanno a meno del 10 per cento, contro i sindacati americani e tedeschi che avrebbero più del 30, auguri). Colpisce poi ‘assoluto silenzio su quelo che FIAT darebbe. Già per mesi si è andato avanti a dire che la FIAT comprava la Chrysler a gratis ora si scopre che non è così, che ci deve mettere soldini e poi restituire i finanziamenti al Govern Federale americano (con che soldi ?). Marpionne straparla di “asset” che danno soldi, di qali asset si arla non si ha notizia. La FIAT si è venduta anche le mutande negli ultimi cinque anni e gli asset devono venire da FIAT, non da Exor, pena ribellione dell’Accomandita. Quindi resterebbero 1) la filiale brasiliana (unica che guadagna in Fiat Automobiles, con 700.000 auto prodotte, ma come mai ?) 2) L’Iveco, che però non è quotata, quindi di difficile valutazione, ed è alla canna del gas forse peggio di FIAT Automobiles 3) La CNH (macchine agricole e movimento terra) che è quotata a New York, ha un buon potenziale e faceva soldi (non ha management torinese dentro, forse per quello). Finito. Altro problemino: la FIAT in Italia, di cui non parli. Termini Imerese sta aperto solo per evitare un casino politico e perchè nessuno lo vuole (qualcuno dei miei ex-colleghi dice che Marpionne teme che finisca in mano ai Cinesi… quindi o riesce a chiuderlo e a raderlo al suolo, cospargendolo di sale, oppure lo tiene in vita con l’ossigeno della Cassa). Pomigliano è stato trattato nel mdo peggiore, facendo credere ai lavoratori che si sarebbero rifatti gli impianti mentre oro andavano a scuola di kaizen (con i soldi della Regione, un cane che lo scrivesse), mentre quando sono tornati gli impianti erano quelli di prima e Marpionne era riuscito a sospendere la produzione di modelli di cui aveva pieni i iazzali (anche perchè cannati di brutto, come la 159, costruita sulla piattaforma Premium della GM , oh yes, previata per la 169 alta di gamma e poi non fatta per motivi di … chi la voleva ?). omigliano andrà a quel Paese sicuramente, in modo paludoso, alla Marpionne. come Arese. Il vero obiettivo resta però Mirafiori. Se Opel riesce, watch out. Lo faranno con i ricattini, spremeranno qualche centinio di milioni a Comune/Provincia/Regione, come quando hanno rifilato al Comune un pezzo di terreno pieno di schifezze per farci il Centro di Nanotecnologia per la modica cifra di 46 milioni di euri e la promessa di tenere una linea di Grande Punto a Torino. Notizie delle nanotecnologie ? Si parlava di “memoria” nell’era di Internet…

  • “In ogni caso, se dovesse arrivare in porto tutto il progetto, non si tratterebbe di un’acquisizione di Opel e Crysler da parte di Fiat. Si tratterebbe di una prevalenza del gruppo di management di Marchionne sugli altri.”
    sulla Opel non posso esprimermi ma sulla Chrysler ciò non è affatto vero. Oggi la Fiat è proprietaria del 20% delle azioni Chrysler e potrà salire (rispettando alcuen condizioni) fino al 51%. Se non si tratta di acquisizione, di cosa si tratta???

  • @hamlet: scrivevo che se tutto il progetto andasse in porto non sarebbe un’acquisizione… se fosse solo crysler può darsi… mi spiace se non si capiva…

  • Si, ma che condizioni… potrà andare al 51 per cento, rilevando la quota in mano al governo USA, solo DOPO AVERE RESTITUITO IL PRESTITO…. ed entro sette anni, altrimenti nisba. Auguri !
    Tutta ‘sta storia ha sempre più l’aria di una via d’uscita per gli Agnelli…

  • Sì, la sfida è culturale ancor prima che industriale, confido in Marchionne ma temo per un effetto paese che gli può crollare addosso. Che cosa possiamno fare per evitare questo pericolo incombente, che per altro pesa verso ogni azienda italiana che si muove a livello globale? Lavorare sodo e studiare, tutti i giorni, in tutti i momenti, in tutte le contrade e in tutte le organizzazioni piccole e grandi che siano. Per dare senso all’impegno serve l’aspirazione all’economia della felicità, per costruirla serve sostenibilità, per renderle credibili e fattibili entrambe molta cultura ad ogni livello. Cultura sociale, del cambiamento, della comunicazione, del web, dei giovani, delle donne, della responsabilità, dal basso: una nuova cultura d’impresa combinata con buone prassi sociali. Che cosa era la Fiat nel 2001? Un’idea vecchia: rimosso il “vecchio” che non voleva quel “nuovo” ha ricominciato a girare e sono emerse anche facce nuove. Marchionne premier?

  • “Marchionne premier”.. ? Per favore, basta. E poi non può, è svizzero e prende lo stipendio (e paga le tasse ?) nella felice Helvetia.

  • Un’altra piroetta del nostro ballerino svizzero preferito:
    “Marchionne: «La trattativa sta diventando una soap. Il nostro primo obiettivo è Chrysler»”.

  • Beh, è finita (?). Ora si aspettano commenti e dichiarazioni che andranno da “L’uva ? Non era mica matura ! Anzi, era marcia !” a “Il progetto del megagruppo dell’auto da quotare a parte ? Ma va’, Marchionne scherzava.” a, infine, dallo stesso Marpionne “Sei milioni di auto per sopravvivere ? E chi l’ha detto ? Avete capito male. Esageruma nen…”, in questo si farà aiutare da un interprete/manager gianduia, che mi dicono abbondano. In via Plava ?

  • Frodi brevettali. La tecnologia ibrida doppia frizione con motore elettrico nel mezzo è stata “mutuata” da un brevetto che la Fiat non ha mai voluto acquistare, ma soltanto spudoratamente copiare. Invito e visitare il mio blog dove “vitalità” e disinvoltura dei progettisti Fiat appaiono in piena evidenza: http://propulsoreibridosimbiotico.blogspot.com/ Chiunque abbia a cuore una onesta etica industriale in difesa della proprietà intellettuale conosca la storia raccontata nel mio blog. Se le industrie possono permettersi impunemente di copiare le idee, in quanto per difenderle occorrono cause costosissime, a cosa servono i brevetti? Come possono i nostri giovani trovare coraggio intellettuale se i potentati economici schiacciano i diritti dei singoli? Se vi accingete a richiedere un brevetto oppure proporlo ad un’azienda, la mia esperienza con la Fiat può esservi utile per muovervi con migliore circospezione. Ulisse Di Bartolomei

    • Il commento precedente è obsoleto. La circostanza menzionata non esiste più e neppure la FIAT, riciclatasi in USA per la felicità dei contribuenti a stelle e strisce..

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Luca De Biase

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