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Domenica, 25 febbraio 2007
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Bookblogging Leggere di quelli che lavorano Rubrica settimanale casuale ma non troppo sui libri che prendo in mano
Settimana conclusa l'25 febbraio 2007
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Libri comprati:
| Letture:
| David Jay Brown (a cura di) Riflessioni sull'orlo dell'apocalisse
| Joshua Ferris
E poi siamo arrivati alla fine
Robert Scoble Shel Israel Naked conversations
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Romanzi che raccontino la vita di chi lavora nelle aziende. Sì, quelle aziende di una volta, quelle che assumono, pagano uno stipendio, danno una scrivania e un computer agli impiegati, si occupano del posto macchina e degli scaffali dell'armadietto in dotazione a tutti i dipendenti... Quelle aziende che stanno diventando una specie di mostro, attraente e terribile... Di romanzi così ce ne sono pochi, come osserva Cristina Tagliabue.
Ma questo "E poi siamo arrivati alla fine" di Joshua Ferris è una magnifica risposta.
Gente che vive in un'azienda che si occupa di pubblicità. Episodi di vita quotidiana. Siamo a Chicago in un grattacielo del centro. Potremmo essere in un palazzo di uffici alla periferia di Milano e persino Roma. C'è l'incubo del lincenziamento. C'è la noia esistenziale della routine definita da altri. C'è il senso di colpa per tutto ciò che si fa senza cuore. E c'è il cameratismo di quelle volte che di fronte a un obiettivo chiaro, difficile e immediato, tutti si rimboccano sul serio le maniche e lavorano senza sosta, mangiando panini in ufficio e dormendo solo qualche ora, fino al risultato.
Eroi della vita quotidiana. Le riunioni. Le ore a chiacchierare. Le mail mandate per sbaglio a tutti. La maldicenza. La gerarchia implicita in ogni funzione. La distanza inifinita che si forma tra chi sta dentro e chi è fuori.
Joshua Ferris ha scritto così il suo primo romanzo. La voce narrante è un "noi". E' sorprendentemente efficace! Noi. E' sempre noi che parla e racconta di ogni singolo appartenente alla categoria che a quel punto viene dotato di nome cognome e curriculum. Ma chi racconta è quella comunità che solo chi lavora in un'azienda conosce: una vera presenza, quel noi, una presenza abitudinaria e conservatrice, cinica e pettegola, solidale e malinconica. Il noi che narra per Ferris, secondo me, è una grande invenzione.
Questa collana Bloom, di Neri Pozza, ci azzecca.
Mi ricordo il signor Neri Pozza. Un intellettuale antico vicentino che faceva campare la sua casa editrice con le commesse delle banche per le grandi opere. Un uomo con una sua cultura, un po' furba ma un po' generosa. Vagamente chiusa alla scala del mondo, ma vagamente globale alla scala del vicolo vicentino dove aveva sede. Ho scritto anch'io per lui, un capitolo della "Storia della cultura veneta". Non è sopravvissuta, quell'azienda. Oggi però è del gruppo Athesis, quello che pubblica anche l'Arena di Verona e il Giornale di Vicenza. E ha trovato un editor che sceglie libri con gusto notevolissimo. Seguo questo Bloom da tempo. E ne vale la pena...
Le puntate precedenti di questa specie di "rubrica"... Leggere dentro e fuori (18 febbraio 2007) Leggere parole chiave (11 febbraio 2007) Leggere appunti su ciò che non può essere scritto (4 febbraio 2007) Rileggere quello che va riletto (28 gennaio 2007) Leggere quello che gli amici hanno scritto (21 gennaio 2007) Leggere quello che gli altri leggono (14 gennaio 2007) Leggere per viaggiare (7 gennaio 2007) Leggere per meditare (31 dicembre 2006) Leggere per citare (24 dicembre 2006) Gli occhiali per leggere (17 dicembre 2006) Leggere, leggerezza, legge (10 dicembre 2006) Leggere o non leggere (3 dicembre 2006) Leggere per lavorare o lavorare per leggere? (26 novembre 2006)
Tag: letture, libri, Joshua Ferris
Scrivono di libri: Clelia Mazzini (Akatalēpsìa), Luisa Carrada (Il mestiere di scrivere), Stefania Mola (Squilibri), Ste (melodiainotturna), Ossimora (Antonia nella notte), Remo Bassini (Appunti), Seia Montanelli (Paese d'Ottobre).
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