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Sabato, 10 febbraio 2007
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E allora? La carta costa troppo
E allora: Arthur Sulzberger, editore del New York Times ammette - secondo un testo raccolto da Haaretz a Davos - di non sapere se tra cinque anni la sua testata sarà ancora in edicola o solo sul web. «Stamperemo ancora il giornale di carta?» si chiede Sulzberger e risponde: «I don't care». Non me ne importa niente. Perché il web cresce, è un ottimo modo per fare il giornalismo. E perché la carta costa troppo.
Oggi sulla Stampa c'è la cronaca commentata di Vittorio Sabadin, il cui recente libro citava il mitico 2043 come data dell'ultima copia del New York Times di carta (ed è stato inopinatamente scavalcato dallo stesso editore del giornale). C'è anche la cronaca della Repubblica. Leggo con il solito piacere il commento di Alessandro Gilioli che tra l'altro dice di sdraiarsi sulla linea di Tom Stites.
Ormai è chiaro che il web è un buon modo per fare i giornali. E da tempo è chiaro che la carta è costosa. Il terremoto è in atto.
Le conseguenze economiche sono clamorose. E se ne parla spesso. Pubblicità, news gratuite, difesa della qualità per i contenuti a pagamento. Il contesto internettesco rende difficile vendere le notizie ma una soluzione secondo me potrebbe emergere. La musica sa quanto tutto questo possa essere devastante. La tv e il cinema lo stanno scoprendo.
Le conseguenze per i giornalisti sono ancora più grandi. Molte competenze e tantissima attenzione, come la maggior parte degli investimenti, sono finora rimaste nei giornali di carta dei quali si conosce il modello di business. Ma prima o poi sarà più conveniente regalare un abbonamento a internet e un computer che continuare a stampare... Stiamo attraversando questa trasformazione con il freno tirato (per paura, per abitudine, per prudenza e perché non tutto dipende dagli editori: i pubblicitari non hanno finora aiutato). E i lettori affezionati alla carta sono ancora moltissimi. Il processo sta avvenendo nell'ipotesi dell'affiancamento (non della sostituzione) della carta e del web. Ma questo non significa che l'attenzione dei giornalisti deve spostarsi sull'internet: imparare la tecnologia è il minimo indispensabile, apprezzarla sarebbe auspicabile, amare la conversazione con il pubblico attivo non è difficile una volta che se ne scopre la ricchezza.
Insomma, gli editori devono fare la loro parte. Il mercato della pubblicità deve subire una vera rivoluzione. Ma anche i giornalisti devono cominciare a smettere ogni atteggiamento attendista. Costruire una visione per questo tipo di professione, i cui connotati stanno comunque cambiando in forsa della blogosfera e dei network sociali, per il mondo nel quale stiamo andando e nel quale internet non è un "di cui" ma il centro organizzativo del sistema dell'informazione, non è più rimandabile. Ne abbiamo letto e scritto molto. Ora è il momento di darsi una mossa sul serio. Proposito: vorrei fare un elenco di caratteristiche che assumerà il lavoro giornalistico... Tipo le cinque cose che contano. Tipo:
Il giornalista sarà crossmediale, che si occupi di contenuti o di macchina del giornale Il giornalista sarà capace di ascoltare il pubblico e di citarne le idee Il giornalista dovrà saper distinguere tra informazione e comunicazione e dichiarare a che attività intende dedicarsi (cfr...) Il giornalista dovrà essere trasparente nel suo modello di business Il giornalista sarà un autore e chiederà a editori e pubblico di considerarlo tale
Chissà quali suggerimenti potrebbero arrivare da Luca Conti, Massimo Mantellini, Paolo Valdemarin, Bruno Giussani, Beppe Caravita e tutti gli amici della grande conversazione...
Tag: crossmedia, giornali, Arthur Sulzberger
5:08:28 PM
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Anche Chiariglione risponde a Jobs
Mi segnala Mimmo Cosenza che anche Leonardo Chiariglione ha risposto a Steve Jobs. Chiariglione applaude per l'iniziativa e ne critica l'assunto di base: che non sia possibile un Drm standard interoperabile e funzionante. Chiariglione vuole salvare capra e cavoli: il Drm e l'interoperabilità.
Others have already pointed out some of the weaknesses of his reasoning which, by the way, would not achieve full interoperability as buyers of Zune and Connect players would still be left in the cold. My intention here is to get inspiration from one of the most successful cases ever [^] GSM [^] to find a good way forward. Many do not know that there is a very sophisticated DRM system on which this communication system, defined some 20 years ago, relies. This DRM system has been standardised by ETSI which also handles the governance. Do you think that there would be literally billions of people using GSM if the system if there were multiple incompatible DRM solutions for it?
Per Chiariglione è possibile, difficile ma possibile, costruire un Drm standard che funzioni e che sia interoperabile.
Mi sono chiesto, quando Chiariglione ha presentato Dmin.it, se i giovani avrebbero gradito. Il suo sistema è ottimo, mi pare, per le grandi industrie. Per i consumatori è comunque l'accettazione della fine della gratuità della quale hanno goduto finora. E per quanto riguarda la musica, della quale continueranno a godere fino a che i cd saranno venduti per lettori che non accettano il Drm. Il punto centrale dell'intervento di Jobs è proprio questo: perché un Drm sulla musica venduta online se la musica in cd ne è priva? Si può sempre pensare di innovare anche in questo (anche se bisogna attendere una generazione di lettori di cd più avanzata di quella installata). Ma che cosa ci fa pensare che i consumatori l'accetteranno? Non è forse venuto il momento di pensare sul serio a un nuovo modello di business per la musica, con gli artisti e il pubblico dalla stessa parte?
La musica è in effetti andata troppo avanti, forse. Certo, il ragionamento di Chiariglione si applica perfettamente, invece, per altri tipi di contenuti, per i quali non c'è una pratica diffusa di "gratuità". Film ad alta definizione, libri e newsletter ad alto valore aggiunto, lettere riservate... Dmin.it andrà forse molto bene in questi settori. Affrontare subito la musica, il terreno di scontro più difficile, potrebbe essere un'idea coraggiosa, ma strategicamente imprudente. Questa però è soltanto la mia opinione.
12:30:09 AM
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