Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
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Domenica, 11 febbraio 2007
 

Come sarà un giornalista...

Dario Salvelli mi fa notare giustamente il suo post sulle cinque caratteristiche del giornalista online. Che a sua volta rimanda a un post di Ryan Sholin sulle skill necessarie al nuovo giornalista. Devo dire che sono molto d'accordo con l'indicazione centrale di quel post: il nuovo giornalista deve avere una fondamentale apertura alle varie tecniche crossmediali del mondo dei media digitali. Ma credo che questo sia uno solo dei cinque elementi che faranno un buon giornalista domani. Le altre quattro che avverto come prioritarie sono, come correttamente osservava Mafe, sempreverdi e servivano a distinguere un buon giornalista anche in passato (ma il passato che conta ha lunga durata, come diceva Braudel, ed è tale proprio perché indica anche la prospettiva per il futuro; e in questo caso stiamo parlando di una tensione utopica sempre feconda).

Qualche tempo fa avevo fatto un piccolo manuale di giornalismo online poi stampato da Yema, mai aggiornato.

Parlando di tecnologia e giornalismo non si può non notare come la questione sia partita da tempo. Nelle redazioni il digitale ha già avuto un impatto forte. Ma si è finora concentrato su: riduzione dei costi tipografici, aumento la flessibilità della costruzione delle pagine, organizzazione integrata delle agenzie e della produzione di articoli o foto, riduzione dei tempi di lavorazione. Internet è entrata lateralmente (ricordo che quando ero redattore a Panorama mi sono comprato il modem e un abbonamento a un provider milanese, l'ho attaccato al telefono e al Mac del lavoro e ho cominciato a navigare nel 1995 senza dire niente ai servizi informativi per non affrontare i problemi organizzativi). Adesso è una fonte preziosa di informazioni e di archivio per tutti i giornalisti: per cui - tra l'altro - chi si lamenta che è difficile vendere contenuti giornalistici online dovrebbe anche tener presente che gli articoli oggi si fanno meglio e più velocemente proprio grazie alla disponibilità gratuita di articoli prodotti da altri giornali (l'aumento di produttività è evidente e quindi ricambiare la rete con la distribuzione di altrettanti articoli gratuiti dovrebbe essere una scelta ovvia). Ma internet non è ancora arrivata a modificare l'assetto lineare dell'organizzazione produttiva giornalistica tradizionale.

Si arriverà a un cambiamento fondamentale con il passaggio all'organizzazione basata sulle specializzazioni orizzontali (piattaforma, generazione contenuti, accesso). Ne abbiamo già parlato e ne riparliamo.

2:31:18 PM    comment [];

Bookblogging
Leggere parole chiave
Rubrica settimanale casuale ma non troppo sui libri che prendo in mano


Settimana conclusa l'11 febbraio 2007
Libri comprati:
Letture:
Lia Formigari
Introduzione
alla filosofia delle lingue


Epicuro
Lettera sulla felicità

Joshua Ferris
E poi
siamo arrivati alla fine

Robert Scoble
Shel Israel
Naked
conversations

Jonathan Franzen
Zona disagio


Fanno bene Scoble e Israel a presentarsi umilmente sulla piazza dei libri sui blog. Si vede che se ne intendono. Specialmente Scoble, naturalmente. Lui è quello che ha aiutato a far diventare famosa la nuova strategia della Microsoft, quella gentile e orientata all'ascolto. E racconta di come si sia inserito in un movimento nato dal basso in Microsoft, all'inizio osteggiato dai capi e poi diventato un grandissimo successo. E lui, Scoble, invece di fare la star fa quello che ha dato una mano.

E riferendosi fin dal titolo alla parola delle parole, nel mondo dei blog - la parola conversazione - ricordano gli eroi di quel concetto: gli autori di Cluetrain Manifesto. Oggi quel lavoro è un riferimento per tutti. La parola "conversazione" è la metafora migliore per descrivere quello che succede sui blog. E definisce l'atteggiamento da tenere: non piacciono le megastar che si degnano di parlare agli altri perché l'insieme dei blog si sente più forte, critico, libero e indipendente di qualunque singola star. Dunque la retorica di chiunque scriva nei blog o sui blog non può che essere realisticamente, simpaticamente umile. Come in una buona e costruttiva conversazione.

Il centro del libro di Scoble e Israel è dedicato a come i blog stanno cambiando il modo in cui le aziende parlano con i clienti. Il caso Microsoft è descritto con partecipazione autobiografica. E sicuramente è uno dei più interessanti. Se ne deducono altre parole importanti: un'azienda che si esprime con una "voce umana" (come dicevano anche gli autori del Cluetrain) è in grado di farsi comprendere meglio di qualunque azienda che martelli messaggi preconfezionati di advertising; e un'azienda che comprenda che cosa succede sulla blogosfera punterà alla "trasparenza" assoluta, perché nessuno ha paura della trasparenza se non ha niente da nascondere.

Certo, sono tensioni teoriche e vagamente utopistiche. Ma a opporsi non c'è solo l'inerzia del potere, la poca lungimiranza di alcuni grandi editori e compagnie di pubblicità, il corporativismo di tante categorie interessate... Dobbiamo renderci conto che molto dipende dall'effettiva capacità dei blogger di spingere il mondo della comunicazione in questa direzione. Io ci conto.

Le puntate precedenti di questa specie di "rubrica"...
Leggere appunti su ciò che non può essere scritto (4 febbraio 2007)
Rileggere quello che va riletto (28 gennaio 2007)
Leggere quello che gli amici hanno scritto (21 gennaio 2007)
Leggere quello che gli altri leggono (14 gennaio 2007)
Leggere per viaggiare (7 gennaio 2007)
Leggere per meditare (31 dicembre 2006)
Leggere per citare (24 dicembre 2006)
Gli occhiali per leggere (17 dicembre 2006)
Leggere, leggerezza, legge (10 dicembre 2006)
Leggere o non leggere (3 dicembre 2006)
Leggere per lavorare o lavorare per leggere? (26 novembre 2006)

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