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Articoli sulla Grecia. Il conflitto è una necessità. L’equilibrio è una conquista

Siamo in acque inesplorate, dicono molti commentatori della crisi del debito greco. Non ho la più pallida idea di come sia stato possibile arrivare a questa situazione paradossale, ma ho l’impressione che sia una sfida per l’innovazione europea che non si può perdere. Di certo, siamo di fronte a dilemmi per i quali le soluzioni non sono conosciute. Anche tecnicamente. Il che, posti i vincoli di sana gestione economica, potrebbe aprire strade all’inventiva politica?

1. Il referendum riguarderà l’accettazione o meno da parte dei greci di un’offerta di accordo che scade prima del referendum stesso: a che cosa dunque servirà il referendum? O l’Europa accetta il referendum e mantiene viva l’offerta fino al risultato delle urne o la Grecia fa un referendum su un argomento ma in realtà intende decidere su di un altro argomento. Si potrebbe inventare qualcosa di meglio? Sì.

2. Non sono previste procedure di uscita dall’euro: perché dunque continuiamo a parlare di Grexit? Il problema reale è il default dello stato greco se non potrà più pagare i debiti, la sua connessione all’uscita dall’euro è relativa all’ipotesi secondo la quale una dracma svalutata faciliterebbe il governo dopo il default. Si potrebbe immaginare una doppia valuta per la Grecia o altro? Ovviamente sì.

3. L’equilibrio tra la gestione della moneta europea e la costruzione del futuro degli europei era dato per scontato all’atto di fare l’euro: ma si è scoperto che invece di sostenere un’armonica integrazione equilibrata, le regole dell’euro si sono tradotte in un conflitto appena c’è stata l’occasione della crisi. Si può cambiare il sistema in modo da non perdere la sanità di bilancio e da decidere qualcosa di politicamente sensato? I tedeschi, quando hanno integrato la Germania Est, non ci hanno pensato due volte a rispondere di sì. E ora gli europei devono fare qualcosa di simile. È possibile?

Non ci sono molti momenti in un cui una scelta ha il potere di disegnare la storia. Può darsi che tutta questa questione della Grecia e dell’euro si risolva in poco? È davvero improbabile. La questione è presentata nei media popolari come un confronto tra il carattere dei leader e il vantaggio dei popoli, con un livello di profondità dell’analisi e dell’ascolto degli altri simile al tifo da stadio: un modo di porre il problema pessimo perché non può che alimentare un conflitto pregiudiziale insanabile. Ma il grave è che la comunicazione politica si adegua, complice, in Germania come in Grecia. In realtà, i fatti di questi giorni sono il segno di uno smottamento strutturale del sistema europeo che può evolvere in una direzione di maggiore integrazione flessibile e politica, oppure in una direzione di centralizzazione rigida e tecnocratica. Per la Grecia lo scenario è purtroppo devastante. Per l’Europa è uno dilemma che può comprendere solo chi vive un’identità europea prima che nazionale. L’indifferenza di coloro che vivono in Europa e pensano che la faccenda non li riguardi è il peggiore dei rischi per la costruzione europea. Questo post non è un’opinione sulla questione greca – che non ho la preparazione per proporre – ma una raccolta di articoli che ho trovato importanti.

Le notizie di background via Bbc. Nonostante i forti dubbi degli osservatori sul comportamento della banca centrale, la flessibilità politica sembra risiedere prima di tutto nel massimo organismo tecnico europeo: ELA to Greek banks maintained at its current level

È compatibile la democrazia e l’unione monetaria? Varoufakis sembra dubitarne. Intervention by Yanis Varoufakis, 27th June 2015 Eurogroup Meeting

Molti economisti preferiscono parlare di quello che dovrebbe essere piuttosto che concentrarsi su quello che è? Greek bailout extension refused: a panel of leading economists give their verdict. Anatole Kaletsky sintetizzava tempo fa il genere di allarmismo a sfondo politico che certi economisti non riescono a frenare di fronte alla questione greca: A Greek Suicide?. In effetti, Larry Summers rincara: Greece is Europe’s failed state in waiting. Paul Krugman gli ha risposto: Avoiding Apocalypse. Si fa notare il pezzo di Mariana Mazzucato che dice che la cura per la Grecia era sbagliata: non ci volevano tagli ma investimenti. E vale anche per l’Italia, dice, con tono vagamente preoccupante. Luigi Zingales lamenta la mancanza di una vera leadership.

Che cosa si può fare meglio di come è stato fatto finora per costruire l’Europa in equilibrio, tenendo conto dei confitti ma usando bene la democrazia europea per risolverli pacificamente, invece di lasciarli degenerare in un confronto tra democrazie nazionali diverse?

La Grecia impone le sue domande. Come sempre.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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