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Giornali equilibrati

Dice l’Economist che l’annunciata morte dei giornali non è più così imminente. Aumentare il prezzo di copertina e ridurre i costi consente a molti editori americani di ritrovare un equilibrio economico. Anche se non ritroveranno facilmente i margini da 20% del fatturato che avevano in un non lontanissimo passato. E anche se altri tagli sono prevedibili.

L’equilibrio economico è necessario a qualunque struttura che voglia fare informazione con un minimo di indipendenza. Non è sufficiente, naturalmente. Anche perché in certi casi l’equilibrio economico si trova proprio attraverso l’asservimento. Ma – sebbene per la sufficienza ci voglia altro – è pur sempre una condizione necessaria.
La tendenza dunque è chiara: la carta costa di più e la si fa pagare di più, mentre si adeguano i costi alla nuova struttura tecnologica. Il passaggio va governato in modo da non andare a gambe all’aria. E da salvaguardare il bene più importante di una testata: la sua credibilità.
Dunque:
1. per far pagare di più la carta e per sprecarne di meno occorre scrivere cose che abbiano grande valore; il che significa che occorre investire sulla qualità dei contenuti, non disinvestire su questo fronte
2. per trovare la modalità più adatta a valorizzare l’informazione prodotta e distribuita per i media digitali occorre investire sulla sperimentazione, non disinvestire su questo fronte
3. per traghettare il business editoriale dalla situazione tradizionale alla nuova occorre ridurre i costi, ma non in modo indiscriminato, orientando i tagli in una direzione coerente con la tendenza di fondo che a questo punto appare piuttosto chiara… 
Ogni azione burocraticamente amministrativa che non distingue la qualità e la strategicità delle risorse da coltivare da quelle che possono essere tagliate senza impoverire il business può essere piuttosto pericolosa. Imho.
Ma se questo vale per gli editori, ai giornalisti compete di migliorare la qualità del loro lavoro e l’apertura alla sperimentazione. Con umiltà. Ma credendoci. L’Economist ha scritto un pezzo incoraggiante. E l’Economist in passato aveva pubblicato una copertina dal titolo “who killed the newspaper?” (testo, ora, a pagamento).

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  • Sposo completamente questo tuo pensiero. Aggiungendo, per chi non lo sapesse (tu lo sai) che tutti gli editori italiani hanno scelto tattiche che non rispettano quei tre punti

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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