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Telecom.eu

Riporta wsj che l’accordo raggiunto a Bruxelles sul pacchetto telecom è un compromesso tra le richieste dei detentori di copyright e i sostenitori della libertà di espressione. Non si parlerà di internet come diritto fondamentale dell’uomo. Ma non si darà alle telco e ai governi il compito di perseguire i “pirati”: ci vorrà sempre la polizia e la magistratura. (O almeno questo è quanto si comprende dai primi resoconti).
Ma le decisioni vanno molto oltre questo aspetto. Storia da seguire.

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Giornali in crisi

Sul Wall Street Journal, edizione cartacea, i dati sulla perdita di vendite dei giornali americani. Nell’ultimo trimestre del 2008, meno 20 per cento. I piccoli giornali locali, quelli con meno di 10mila copie, hanno tenuto un po’ meglio con una perdita del 6 per cento.

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Disinformazione suina su Twitter

Foreign Policy lamenta la disinformazione che si è diffusa su Twitter in merito alla febbre suina.

E’ un buon caso che consente di ripetere una banalità che però si dimentica facilmente: Twitter non è un giornale… E’ una piattaforma nella quale le persone scrivono quello che vogliono. Di solito le loro emozioni. O le loro opinioni. Qualche volta le loro informazioni.

Per i giornali, Twitter è una piattaforma da imparare non un concorrente da temere.

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Giornali a pagamento ancora no…

Un’agenzia DowJones tratta da Afp, riporta che un gruppo di 30 giornalisti usciti dal defunto giornale, Rocky Mountain News, di Denver, Colo., avevano cominciato a scrivere per un giornale su web chiamato INDenverTimes.com con un obiettivo: arrivare a 50mila abbonati paganti. Doveva essere un esperimento significativo per molti altri giornali online americani. Ed è andato male. INDenverTimes.com ha annuncito che non ha raggiunto i 50mila abbonati. Non ha detto quanti ne abbia convinti. Ma fonti interne parlano di 3mila abbonati. Intanto sono arrivati i primi dati sul traffico del sito...

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Facebook cerca soldi

Facebook chiede ad alcuni utenti se pagherebbero per avere una url personalizzata sul social network. Al di là della risposta (il tenutario di questo blog ha l’impressione che non pagherebbe), è interessante che Facebook chieda queste cose prima di pensare a fare un listino e un marketing di questo servizio.

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Pagare per le news? Qualcuno ridice sì…

David Simon (The Wire): una volta nessuno poteva immaginare che la gente avrebbe pagato per vedere la televisione. via Kottke. (You know, newspapers are gonna say, “We already let the horse out of the barn door. How can you charge for content? Information wants to be free.” All that bullshit. As I remember, there wasn’t an American in America 30 thirty years ago who paid for their television. Television was free 30 years ago. Now everybody’s paying 16 bucks a month, 17 bucks a month, 70 dollars a month). Un pezzo di tenore simile su Newsweek. Di certo non succederà...

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Facebook, il voto non è tutto

La discussione sulle nuove regole di Facebook è stata costruttiva per tutto il periodo in cui le persone si sono scambiate idee. Ora che si è passati a un testo e a una votazione, lo stesso argomento non sembra conquistare molta attenzione. uptates via Vincos.
(Forse è anche perché questa votazione non è un’elezione ma neppure un vero e proprio referendum, ma una sorta di plebiscito).

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Domanda

I media non rappresentano il paese? Un ragionamento di Scalfari. E un sondaggio. Mostrano due visioni del mondo diverse.

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Logistica Twitter e logica Facebook

Come ogni fenomeno di rete, anche la diffusione di Twitter dovrebbe seguire una curva logistica: con un lento inizio, un’accelerazione esponenziale, un successivo appiattimento della crescita. Dicono a Google che Twitter sta già arrivando a questa ultima fase (via ProductiveWise). Probabilmente non è ancora così: queste piattaforme presentano diverse fasi di accelerazione e di rallentamento, in realtà. Perché vengono adottate da gruppi diversi di persone a grandi blocchi. Ma è chiaro che a un rallentamento della crescita si arriverà certamente prima o poi. Questo fa pensare a quali...

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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