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La prima e l’ultima pagina

I siti dei giornali sono visitati nella maggior parte dei casi per vedere le pagine che raccolgono i titoli. Una frazione abbastanza piccola di quei titoli induce davvero a cliccare per leggere l’articolo. Se poi per leggere gli articoli si deve pagare, il numero di clic sui titoli diventa ancora più piccolo. Quindi chiudere dietro un pay wall gli articoli ma non i titoli significa ridurre più il numero di pagine viste che il numero di utenti unici. Sembra questo uno dei risultati dell’esperimento di Murdoch con il Times di Londra.

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Cosmopolitismo editoriale

Grazie al Giornalaio vedo l’intervista di Laura Lucchini sul Pais a Giovanni Di Lorenzo direttore di Die Zeit. I nomi sono italiani. I giornali spagnolo e tedesco. E il contenuto è ottimista. L’editoria d’informazione ce la può fare, con attenzione ai tipi diversi di lettori, pubblicando articoli approfonditi, con un investimento forte – senza se e senza ma – sulla versione online. Chissà che il cosmopolitismo non sia anche una ricetta antipanico per riuscire a pensare in modo lineare e chiaro, ottenendo risultati confortanti, e coltivare un po’ di fiducia...

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Giornalismo thatcheriano

Pare che dopo la Thatcher, quattro principali giornali britannici abbiano diminuito del 40% lo spazio dedicato alle notizie dall’estero. Value for money! (MediaStandardTrust)

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Promette bene Tuttolibri

Annunciata sul giornale ieri, è arrivata la app che fa da preview del TuttoLibri della Stampa che sarà pubblicato regolarmente per iPad dalla fine di novembre. E promette molto bene. L’esperienza dei cd rom non è passata invano e si sente anche in questa primissima visione del giornale. Il contenuto è importante. E più che celebrare, sembra voler riaprire una stagione di approfondimento culturale.
A proposito: che bello l’Archivio Storico…

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Condé Nast riorganizza i siti dei suoi giornali

La Condé Nast aveva sbagliato. Aveva creato una divisione digitale che si occupava di tutti i siti dei vari periodici del gruppo. Ora si riorganizza. E riunisce i siti ai periodici, tornando ad attribuire la responsabilità di fare editorialmente e vendere pubblicitariamente i siti alle stesse strutture che fanno e vendono i periodici di carta. (Adage)

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Innovazione nel giornalismo: Google dona 5 milioni

Nikesh Arora, di Google, scrive sul blog che la sua azienda dona 5 milioni per l’innovazione nel giornalismo digitale. Dice che ha già assegnato 2 milioni alla Knight Foundation. E che altri 3 saranno distribuiti ad analoghe strutture non profit nel mondo. (Guardian, Nieman).

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Grazie a Mario Calabresi dalla Vita Nòva

Grazie a Mario Calabresi che ha citato La Vita Nòva nella sua rubrica di lettere al direttore sulla Stampa! Nel frattempo, i segnali sono incoraggianti: l’applicazione sembra interessare (secondo i dati arrivati prima del weekend aveva superato i 5mila download!!!) e soprattutto in generale è recensita con toni positivi. Di certo, i problemi principali sono relativi alla pesantezza dell’applicazione che si può scaricare solo in wifi perché è intorno ai 250mega e alla lentezza del caricamento di alcune pagine (da migliorare la gestione della ram). Non mancano le critiche sul fatto...

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Giornali di qualità

Mettendo insieme giornali e qualità si scopre che il problema è anche di punto di vista. Che cos’è un giornale di qualità, supposto che ormai sappiamo che il giornale non è la sua carta? Dipende in un bel po’ dal punto di vista… 1. Per la pubblicità è un canale con il quale raggiungere i consumatori con un messaggio commerciale 2. Per il pubblico è un aggregatore di notizie, un interprete, un rappresentante… 3. Per chi lo fa è sempre più un’applicazione che organizza l’informazione e che va lavorata da un insieme di autori, designer e programmatori…...

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Antonio Pilati e un convegno sull’editoria

Ieri, Antonio Pilati ha fatto un discorso piuttosto razionale sulla questione del rapporto tra media digitali ed editoria. Niente di imprevedibile, ma ben ordinato: “1. Non è un processo nuovo. E’ un processo partito dal 1981 (introduzione del pc), andato avanti con la progressiva digitalizzazione della società, cresciuto a valanga. 2. E’ una rivoluzione che non riguarda solo l’editoria ma tutta la società, dalla finanza alla biologia. E’ una rivoluzione paragonabile alle rivoluzioni agricola, industriale, scientifica. 3. Non uccide il vecchio, ma cambia le...

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Playthenews

Un format per le news non è necessariamente quello del giornale. Può anche essere un videogioco: PlayTheNews.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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