La raccolta di dati operata dalle grandi piattaforme che servono decine di milioni di persone in Europa e centinaia di milioni, talvolta miliardi, di persone nel mondo è una fonte di ricchezza senza precedenti. E produce alcuni problemi di portata gigantesca:
- Asimmetria delle informazioni a favore delle piattaforme e a sfavore dei cittadini
- Polarizzazione delle risorse a favore delle piattaforme vincenti, secondo la regola “the winner takes all”
- Maggiore efficacia di tutte le manovre di manipolazione delle opinioni
Una delle condizioni per la concorrenza perfetta, teorizzate della microeconomia neoclassica, era la perfetta informazione di tutti gli attori del mercato. Come ha dimostrato Joseph Stiglitz, l’asimmetria delle informazioni rende impossibile il mercato concorrenziale. Un tempo l’asimmetria delle informazioni veniva scolasticamente raccontata dagli economisti ricordando che i sottoscrittori di polizze assicurative conoscevano la propria salute molto meglio delle loro assicurazioni. Oggi l’asimmetria delle informazioni è chiaramente a favore delle grandi piattaforme e contro i consumatori e i concorrenti.
Quando la competizione si svolge in contesti nei quali vale l'”effetto-rete”, quando cioè la tecnologia più usata tende soltanto per questo ad avere più valore per chi la usa e, soltanto per questo, stravince sulla concorrenza, la quantità di dati raccolta dal vincitore è enormemente maggiore di quella dei concorrenti e questo avvantaggia in modo non lineare ma esponenziale il vincitore stesso.
Quando la disponibilità di dati viene usata per migliorare il servizio di targettizzazione dei messaggi, compresi quelli pubblicitari, soprattutto in contesti nei quali viene usato un algoritmo di raccomandazione, l’abuso della capacità di manipolazione delle opinioni e sempre una tentazione forte e talvolta viene effettivamente commesso. In questi contesti la conquista dell’attenzione è più incentivata della diffusione di conoscenze di qualità. E la razionalità dei consumatori o degli operatori economici diventa ancora più difficile. Eppure un’altra delle condizioni per la concorrenza perfetta era proprio che gli operatori economici fossero sempre razionali.
Insomma, chiunque dica che la struttura dell’economia dei dati è un mercato, è fuori strada. L’economia dei dati tende a diventare un oligopolio. Se non ci sono interventi a protezione della concorrenza, l’economia dei dati riduce l’efficienza del mercato.
L’Unione Europea è intervenuta con due regolamenti, il Digital Services Act e il Digital Markets Act, per proteggere gli utenti e i cittadini in un contesto privo di logiche di mercato come quello dell’economia dei dati.
Una delle forme di difesa delle parti deboli che l’Unione Europea ha pensato di mettere in campo è l’obbligo per le grandi piattaforme di consentire a scienziati qualificati l’accesso ai loro dati, allo scopo di ridurre i rischi sistemici generati dall’economia dei dati. I rischi di cui si parla sono quelli relativi ai diritti umani, alla diffusione di disinformazione e discorsi di odio, di distorsione dei processi elettorali, sanità del sistema dell’informazione.
Ora è tempo di definire esattamente quali sono i dati cui le piattaforme devono concedere accesso agli scienziati. E poi quali obblighi di pubblico interesse dovranno guidare l’azione di quegli scienziati.
Un insieme di proposte importanti viene dalla Mozilla Foundation: “The Digital Services Act Must Ensure Public Data for Public Interest research“.
Mozilla Foundation chiede che:
- I dati siano completi e includano le serie storiche
- I dati devono essere usabili, accessibili e verificabili
- Il permesso di accesso deve essere concesso a termini giusti e ragionevoli
- Le piattaforme non devono ostacolare la ricerca indipendente svolta per il bene comune
- La condivisione dei dati deve essere organizzata in modo da salvaguardare la diversità dei ricercatori
Queste proposte sono state sottoscritte da un buon numero di organizzazioni che si battono per un’internet più giusta.
Foto: Il Panopticon di Bentham su Wikipedia
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