Storicamente, le mappe sono state fatte soprattutto da chi le usava. I marinai, in particolare, scrivevano le loro osservazioni e si passavano l’esperienza. E anche quando si sono sviluppate le attività dei cartografi professionali, alla base del loro lavoro c’erano i dati riportati dagli esploratori.
Poi è arrivata l’industria cartografica. Che, nell’epoca digitale, è a sua volta in discussione.
Oggi il satellite risolve fondamentalmente il problema dei grandi disegni dei contorni geografici. Ma i dati su ciò che la geografia contiene, di nuovo, derivano spesso dalla partecipazione dei cittadini e degli utenti. Specialmente nei territori dove il mercato non ripaga dell’investimento di realizzare centralmente le rilevazioni. Come in Africa. Ushahidi ha dimostrato magnificamente che si può fare.
Per la World Bank, le mappe in crowdsourcing sono uno strumento fondamentale per lo sviluppo.
Mi permetto una nota in più – che è poi citata nel comunicato di World Bank – il più grande progetto di Crowd Sourcing di geodati è OpenStreetMap.
OpenStreetMap ha giocato un ruolo importante nel caso di Haiti.
In questo caso, Ushahidi (ed anche gli aiuti umanitari intervenuti) devono molto alla mappa generata dagli utenti di OpenStreetMap.
La mappa è stata generata principalmente attraverso il ricalco delle foto satellitare di GeoEyes. Foto acquistate da Google e ridistribuite poi permettendo il ricalco.
Per chi vuole partecipare ad iniziative simili può farlo seguendo le attività del gruppo HOT – Humanitarian OpenStreetMap Team
http://hot.openstreetmap.org/
forse il commento arriva troppo tardi.
Segnalo solo che world bank ha fatto un passo indietro
http://developmentseed.org/blog/2012/mar/19/world-bank-open-geo-data/