“A quel tempo, di quegli interrogativi impellenti non ancora risolti ve n’erano a centinaia. Erano nell’aria, bruciavano sotto i piedi. I tempi erano in movimento. La gente che non è vissuta allora non lo crederà, ma già allora, e non soltanto adesso, i tempi procedevano alla velocità di un cammello. Non si sapeva però in che direzione. Ed era difficile distinguere il sopra dal sotto, e le cose in regresso da quelle in progresso. «È inutile, – concluse l’uomo senza qualità scrollando le spalle, – tanto in un così fitto groviglio di forze la cosa non ha la minima importanza». Si volse altrove, come un uomo che ha imparato la rinunzia, anzi quasi come un malato che rifugge da ogni contatto, ma attraversando lo spogliatoio contiguo passò accanto a un pallone ivi appeso, e gli diede un colpo molto più profondo ed energico di quanto accade a chi è in stato di rassegnazione o di debolezza”. Robert Musil, L’uomo senza qualità, 1930 (Einaudi 1972).
Un anno. Dieci. Trenta, ottanta, novanta…
Poco importa sapere quanto sia veloce un cammello. L’importante è che i tempi appaiano abbastanza veloci da giustificare chi considera razionale la rinuncia a comprenderne la direzione, ricorrendo al tema della complessità. Il fatto è, però, che l’inconscio desiderio di una direzione può essere rimosso ma non cancellato dalla ragione.
Tra i buoni propositi per il prossimo anno, decennio, trentennio, ottantennio, novantennio: imparare dalle esperienze di chi lavora per l’alfabetizzazione ai media, concludere l’inconcludente diatriba tra l’ideologico e il pragmatico dell’innovazione, ricordare le conseguenze della crisi del 1929-30. E umilmente finire (di scrivere) un libro iniziato da troppo tempo.
Buona fine e buon principio…
Buona fine e buon principio
(1770 pagine, sono tante e -al contrario di certi libri- non si possono saltare 🙂
Beh di leggere il libro di Musil ho finito tanto tanto tempo fa… Intendevo, “finire” di scriverne uno… 🙂
ops, la disattenzione anche l’ultimo dell’anno…una buona notizia, dunque, inboccallupo 🙂