Home » libri » Parliamo del nostro futuro
libri Post

Parliamo del nostro futuro

Questo è il primo di una serie di post sul futuro. Un’esplorazione che riguarda quattro generi di questioni: perché pensare il futuro? come leggere il futuro nel presente? che cosa ci impedisce di lavorare sul futuro in modo libero da preconcetti? che cosa possiamo fare per favorire un futuro preferibile?


Genere 1 – Perché pensare il futuro?

Le persone che parlano poco del futuro, solitamente, lo fanno per due motivi principali. Alcuni evitano di fare previsioni per paura di essere smentiti dai fatti, mentre altri si concentrano su questioni percepite come più urgenti, ignorando il futuro.

Teoricamente, immaginare le conseguenze delle proprie scelte implica pensare al futuro.

Questa riflessione potrebbe essere stimolata da domande che tutti si pongono prima o poi. A quale università mi devo iscrivere? A che lavoro mi devo dedicare? Chiederò un aumento di stipendio o aspetto che me lo offrano? Se voto un certo partito mi deluderà? Se emigro e vado a vivere all’estero starò meglio o peggio? Se compro questo libro mi gioverà? Se mi innamoro di quella persona sarò felice?

Tuttavia, anche di fronte a questi quesiti, le persone spesso evitano di considerare le conseguenze perché, nell’incertezza, non credono di poterle prevedere. E allora, per giustificare a sé stesse e agli altri le proprie decisioni, quelle persone si limitano a dire “mi piace” o “non mi piace”. 

È la rinuncia a considerare le scelte in una prospettiva che illumini il futuro: solo il presente, conta. È importante solo quello che “mi piace” qui e ora.

Ma le conseguenze prima o poi arrivano. E quindi abbiamo una certezza: chi si concentra solo sul “mi piace” qui e ora, finirà per subire un futuro pensato da altri.

Ma attenzione: non è soltanto una questione personale. Queste considerazioni valgono pienamente anche per le scelte collettive. Se non pensiamo insieme le conseguenze delle decisioni che operiamo come società, subiremo il futuro: e allora ci sentiremo impreparati, non ci sentiremo liberi, tenteremo di rimuovere il problema. Ma non potremo rimuovere i fatti.

È difficile pensare alle conseguenze di quello che facciamo. Se lo facciamo, forse sbagliamo. Ma se rinunciamo a pensarci in modo programmatico, allora sbagliamo di sicuro. Perché rinunciamo alla libertà. È anche di questo che parliamo qui nelle prossime puntate.


Insomma: perché pensare il futuro? C’è da precisare che per quanto imprevedibile, del futuro sappiamo almeno una cosa: il futuro non esiste, ma esistono i modi con i quali pensiamo le nostre scelte. Se pensiamo bene vivremo meglio. Questa serie di post spera di servire a questo. 


Luca De Biase, Apologia del futuro. Quello che il domani può fare per noi, Luiss University Press 2024

Commenta

Clicca qui per inserire un commento

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

Video

Post più letti

Post più condivisi