Il Digital Services Act impone alle più grandi piattaforme, tra l’altro, di essere più trasparenti su come combattono le peggiori fonti di inquinamento dell’ecosistema mediatico. E le prime hanno pubblicato oggi.
Tra queste Amazon, Linkedin, TikTok, Bing.
Questi rapporti saranno da studiare attentamente. Sicuramente le autorità dovranno richiedere dei miglioramenti, nello standard di preparazione e comunicazione, nelle domande alle quali devono rispondere, nella trasparenza con la quale sono fatti i dati.
Sicuramente i rapporti sono interessanti per capire quanti utenti hanno nei vari paesi queste piattaforme e quanti moderatori usano nelle diverse lingue. A occhio gli italiani usano più Amazon che Bing in proporzione al numero di utenti rispetto agli altri paesi. Ma ci sono mille altre scoperte da fare con questi dati. Le risposte a domande più precise sono più difficili.
Per esempio sui discorsi di odio in rete, solo Linkedin sembra esplicito, anche se il periodo coperto dal report è limitatissimo: dal 25 agosto al 30 settembre. Gli utenti che accedono a un account Linkedin in Europa sono 45 milioni e in quelle cinque settimane hanno segnalato circa 14 mila post di odio: tra questi Linkedin ha rilevato 682 violazioni e quasi tutte hanno provocato la cancellazione dei post. È molto? È poco? Sapere di più sarebbe importante. Sapere come hanno scelto tra le segnalazioni quelle che meritavano la cancellazione sarebbe giusto. Ma è iniziata una nuova epoca di maggiore informazione su quello che succede nelle piattaforme che decine di milioni di europei usano ogni giorno. Ed è una cosa buona.
La prossima tappa: imporre alle piattaforme di fare accedere scienziati indipendenti per renderle molto più trasparenti.
Commenta