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Quell’America a destra di Kabul

  • Ricordi quando Barack Obama ha pianto per l’ennesima strage di bambini tesa possibile dalla indiscriminata quantità di armi d’assalto che gli americani si possono legalmente procurare?
  • Hai visto come la Corte Suprema ha consegnato il potere di abolire il diritto all’aborto nelle mani delle forze politiche che dominano i vari Stati americani?
  • Hai seguito la storia di Elon Musk che chiama “bastardi” quelli che lavorano alla Commissione che garantisce il rispetto delle regole nei mercati finanziari americani e pochi giorni dopo definisce “sinistrorsi” i compilatori dell’Indice S&P 500 ESG?

C’è tutta un’America a destra di Kabul. Ma il mondo è rotondo.


Lasciata Kabul, l’America si è ritirata nelle sue formidabili contraddizioni. Stretta tra la vocazione della Repubblica imperiale delle coste e l’autoreferenzialità socio-culturale delle praterie interne, l’America sembra avere perso il senso dell’orientamento: non si capisce se sappia che cosa fare di sé stessa e del mondo che ha dominato e che sta faticosamente tentando di dominare in futuro. Ma la sua credibilità – a me pare – è ormai basata più sulla forza militare e finanziaria che sulle idee. Anche perché le sue idee non sono proprio chiare.

La leadership americana nel mondo – quella che per semplicità e con molte eccezioni si può dire venga dalle coste del Nord-Est e dell’Ovest degli Stati Uniti – sembra più che altro fondata sulla coazione ad espandersi. La frontiera che si sposta sempre più in là è ancora la metafora della sua narrativa principale, ma la conquista diventa sempre più astratta. Quando si esprime nel mondo dei diritti esplora le più soggettive forme dell’individualismo della fluidità, definisce le più rigide forme del linguaggio politicamente corretto, costruisce in base alla massima libertà espressiva dalla scienza e della tecnologia: sicché esporta i suoi risultati nel frame narrativo della conquista del futuro. 

Ma quando invece di esprimere una leadership l’America vuole dimostrare il suo potere di fermare il mondo nell’immagine che se ne sono fatti gli abitanti ombelicali che vivono soprattutto nel mezzo del paese e nel Sud-Est, la narrativa è altrettanto se non più agghiacciante: ormai avanza pretese di abolizione dei diritti delle donne; nega la scienza, dal clima all’evoluzione; odia lo Stato; propone la libertà radicale d’impresa contro ogni limitazione alla logica del profitto.

Quello che si capisce è che al capitalismo americano tutto questo va benissimo.

E il dibattito che si sta sviluppando in questi giorni, dopo le uscite di Elon Musk e dei più radicali neoliberisti americani dimostra che c’è una cultura americana che supera a destra i talebani. Quelli appena giunti al potere hanno ritirato tutte le armi possedute dalle persone per ripristinare il monopolio della violenza. Gli americani di destra invece affermano il loro diritto a definire quello che è giusto indipendentemente dalle leggi e il conseguente diritto a possedere le armi per poter difendere persino con l’insurrezione i loro valori contro lo Stato che li voglia contrastare, anche a costo di moltiplicare le stragi dei bambini che gli stessi radicali di destra pretendono di salvare abolendo l’aborto.

Obama aveva pianto, a suo tempo, per l’ennesima strage di bambini: quel giorno aveva proposto di dotare tutte le armi di un rilevatore elettronico della posizione in modo che si possa vedere quando un fucile d’assalto si avvicina pericolosamente a una scuola. Ma non se n’è fatto niente. Il capitalismo delle armi americane si difende col secondo emendamento ma non intende difendere i bambini dagli assassini che usano i loro prodotti per fare stragi di innocenti. Il secondo emendamento era nato sul finire del Settecento per dare al popolo il potere di difendersi dai colonizzatori e dall’establishment illegittimo. E viene oggi evocato per dichiarare che il popolo può prendersela con un potere che usurpa il posto di chi ha davvero vinto le elezioni: Donald Trump che accusava Joe Biden di aver vinto con l’imbroglio le elezioni presidenziali non ha certo condannato o tentato di fermare quelli che hanno assaltato il Campidoglio il 6 gennaio del 2021. Le armi sono necessarie al popolo per fare una rivolta, un’insurrezione, una rivoluzione e persino un golpe. Un’inchiesta fotografica di Gabriele Galimberti, Ameriguns, mostra come questa paranoia delle armi colpista a destra e a sinistra in America ma la destra di cui parliamo si salda a certe forme di sinistra nella sua preoccupazione di fermare il mondo più che di ricostruirlo. Per difendere questo potere del popolo populista si deve accettare che i terroristi ammazzino ogni anno centinaia di bambini.

Ma le donne che devono abortire, loro invece non vanno difese: l’ipocrisia della destra – in questo caso ben separata dalla sinistra – induce a pensare che in questo modo si salvino dei bambini. Il che è falso, contraddittorio e perversamente compatibile con le armi che favoriscono le stragi di bambini a scuola.

Ma poiché alla fine la società americana non è indipendente dal suo capitalismo, la radice dell’analisi non può che salire al livello del potere.

Il capitalismo di Elon Musk prende soldi dallo Stato per fare i suoi prodotti, prende soldi dai risparmiatori per fare la sua ricchezza finanziaria, ma pretende che non ci siano regole a favore dello Stato e dei risparmiatori che lo sostengono. 

La frattura che la destra ha provocato nelle coscienze di tutto il mondo ha creato anche la contrapposizione tra il neoliberismo delle imprese friedmanite che pensano solo al profitto degli shareholder e il buonismo del capitalismo degli stakeholder proposto dal World Economic Forum.

Qualsiasi difesa assoluta delle imprese – dal tabacco ai social network che creano dipendenza, dalla finanza speculativa sregolata alla conduzione antisociale delle organizzazioni aziendali – è fondata sull’idea che il mercato è il miglior sistema di regolamentazione e che ogni intervento dello Stato è un rallentamento dell’innovazione.

Di fronte a questo c’è il movimento delle aziende che si prendono le loro responsabilità sociali, climatiche, culturali. Sono ancora minoranza anche se sembrano dire cose accettate da molti. Non hanno ancora sviluppato strumenti per far vedere il progresso che introducono nel mondo, quando lo fanno. Non basteranno senza l’innovazione nelle norme dello stato. Ma di certo sono molto più sane di quelle che non si prendono le loro responsabilità e negano i problemi. 

Stiamo imparando che il capitalismo degli stakeholder è ancora un movimento in costruzione. Stiamo vedendo che se le imprese contribuiscono alla mobilità elettrica ma non lavorano per la qualità delle relazioni sociali non sono compatibili con gli indici ESG e con l’agenda dell’Onu 2030. 

Il capitalismo è a casa sua nei territori della destra autorefereziale come negli ambienti che credono nella ricerca di soluzioni olistiche ai problemi del mondo. Ma dove prevale il neoliberismo la distruzione socio-culturale e ambientale è portata avanti spudoratamente con il paraocchi del breve terminismo. Dove tenta di mettere insieme gli stakeholder per avvantaggiare tutti, almeno, il capitalismo tenta di costruire una casa decente per gli altri.


Vedi:

6 charts shows key role firearms makers play in America’s gun culture – The Conversation

Guns in America – Time

America’s gun culture – in seven charts – BBC


The risky weaponization of ESG and other media ecology problems – Oecd Forum by Luca De Biase


Foto – “Guns” by Svadilfari is licensed under CC BY-ND 2.0.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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