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La convergenza di tecnologia e filosofia: chi guida l’evoluzione genetica umana?

È l’ultima – seducente, terrificante – delle rivoluzioni tecnologiche. Il CRISPR-CAS9 è usato per modificare embrioni umani. Il suo impiego diagnostico, in Cina, aveva in un certo senso tranquillizzato gli osservatori (WashPost). Ma le ultime notizie sull’impiego per modificare la linea ereditaria umana ha accelerato la domanda di una riflessione globale: in pratica Shoukhrat Mitalipov dell’Oregon Health and Science University è riuscito a modificare il DNA di molti embrioni umani in modo da correggere errori genetici ereditari (MIT, Ohsu). Vivek Wadhva dedica alla questione un articolo da leggere: If you could ‘design’ your own child, would you?

Una moratoria sull’uso dell’editing genetico era stata discussa a Washington nel dicembre del 2011. Ma gli scienziati avevano deciso di non fermare la sperimentazione del CRISPR-CAS9 sugli embrioni umani. Alcuni stati la vietano. La Cina è andata avanti. Gli Stati Uniti sono arrivati ora a questi risultati. Si potranno curare malattie gravissime. Ma si potrà anche cercare di migliorare l’efficienza del corpo umano, o la sua apparenza, o la sua durata… In base a quale sistema di pensiero si percorrerà questa strada?

Per qualcuno, come George Church di Harvard, si deve seguire il percorso della farmaceutica, studiando gli effetti delle cure prima di consentirne l’applicazione. Altri dichiarano di aver bisogno di linee guida etiche. Altri ancora pensano che il mercato deve essere lasciato libero di operare. L’ultima idea sembra la meno sofisticata, ma ha forti possibilità di essere adottata. Perché una tecnologia come questa scatena appetiti pazzeschi, ha già attirato su di sé enormi investimenti in venture capital, le lobby seguiranno. E il loro scopo sarà quello di liberalizzare tutto. Per poi pensare in seguito alle eventuali conseguenze negative.

Il mondo ha già conosciuto le conseguenze di un approccio del genere.

Il cambiamento climatico è il risultato dell’uso indiscriminato dei combustibili fossili, dell’allevamento di animali in batteria, dell’incremento demografico e in generale del consumo di risorse non rinnovabili avviato dalla rivoluzione industriale: fantastica riuscita tecnologica ed economica, ma realizzata a prezzo di “esternalità negative” enormi. Che ora dobbiamo affrontare.

Di fronte a noi ci sono enormi domande connesse a situazioni simili:
1. modificare il genoma umano senza conoscere le conseguenze di queste modifiche?
2. avviare la radicale trasformazione del trasporto con auto che si guidano da sole ma possono essere hackerate in un contesto di difficile lotta alla cybersecurity?
3. abbattimento degli investimenti per realizzare nuovi farmaci per combattere la crescita esponenziale di batteri resistenti agli antibiotici per mancanza di redditività?

Ogni regola creerà conseguenze: regolare le modifiche al corpo umano renderà le società più sagge o semplicemente aumenterà il prezzo delle operazioni consentendo solo ai ricchi di migliorare le loro prestazioni? Bloccare i robot e le auto autonome per paura di non poter garantire la cybersecurity impedirà di fare un salto in avanti nei trasporti in una direzione che ne riduca fortemente l’impatto sulla qualità dell’ambiente? Chiedere maggiore qualità nell’allevamento di polli in India (qui) si tradurrà in uno spostamento in paesi ancora meno attenti della produzione?

Le conseguenze di lungo termine delle regole, quelle culturali, quelle che alimentano la consapevolezza, sono ovviamente le più importanti. Ma è chiaro che vanno ricercate in un contesto che discuta e cambi la radice filosofica dell’approccio alla crescita economica degli ultimi quarant’anni: il capitalismo non è interessato al futuro, a quanto pare, ma solo ai prossimi tre mesi; non può essere la sua logica a guidare le scelte dell’umanità.

Il sistema decisionale dell’umanità va pensato. Il tema dei media civici e quello della ricerca delle conseguenze delle tecnologie dirompenti stanno convergendo. La filosofia converge con la tecnologia: ed entrambe si modificano nel processo. Ma è anche chiaro che il potere della logica capitalistica va sfidato. Contando sulle idee sane di mercato, di ecologia, di sostenibilità culturale e sociale… La sfida al potere acefalo attuale va portata con una mentalità orientata a costruire qualcosa di meglio. Qualcosa che nessuno ha finora pensato. Imho.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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