Reading monday. Nella quantità di letture fatte nel weekend, molte delle quali si erano accumulate da qualche settimana, scelgo quelle che probabilmente vale la pena di condividere.
Diritti umani e tecnologia. Mariateresa Garrido Villareal, University for Peace, ha curato una vasta survey ispirata all’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Sviluppo, equità, ambiente. Educazione, soprattutto. La panoramica è impressionante, come del resto merita l’argomento. Non tutti i contenuti sorprendono, ma l’insieme è molto utile. Il pdf è disponibile.
Notizie separate dai media. Katherine G. Fry, Brooklyn College of the City University of New York, scrive un piccolo saggio sull’evoluzione delle news e si domanda se l’alfabetizzazione alle news sia qualcosa di separato dall’alfabetizzazione ai media, se news studies e media studies siano diversi, se il pensiero critico necessario a conoscere le notizie sia diverso da quello che serve ad avere consapevolezza del sistema dei media. Domande che aprono un enorme spazio di manovra per pensare che i notiziari siano un genere mediatico in via di evoluzione radicale. La salvaguardia dello specifico metodologico e di servizio delle news resta una questione decisiva per la democrazia. Ma i media sono fatti per il profitto o per la democrazia? Articolo breve, leggibile su Scribd. Un report di Tow Center for digital journalism discute inoltre del ruolo editoriale conquistato in modo sempre più evidente dalle piattaforme digitali in un cambiamento drastico negli equilibri del potere mediatico: si può leggere su Cjr. Intanto, Jay Rosen discute di fiducia nei notiziari, su NiemanLab.
Più lontano di tutto. Il documentario sulla missione Voyager di Emer Reynolds si intitola The Farthest e affascina il pubblico per la storia e le immagini della missione che la NASA ha lanciato nel 1977, quaran’anni fa, e che sta portando la tecnologia umana oltre i confini del sistema solare, più lontano di qualunque altro oggetto costruito da questa specie vivente. Nature.
La quarta dimensione dell’industria 4.0. Andreas Behrendt, Nicolai Müller, Peter Odenwälder e Christoph Schmit scrivono un pezzo per McKinsey nel quale spiegano i principi fondamentali dell’industria 4.0 (dalla personalizzazione di massa alla manutenzione predittiva e oltre) ma accennano a una quarta dimensione della struttura manifatturiera emergente. Oltre alle tre classiche dimensioni della dinamica del progresso industriale (tecnica e processo produttivo, management e organizzazione, capitale umano) si aggiunge una dimensione fatta di dati e connettività. Consente di sperimentare l’approccio lean portandolo a un nuovo livello. McKinsey.
La scatola nera della finanza. Katherine Burton scrive per Bloomberg del Medallion Fund riservato ai dipendenti (e a pochi altri eletti) di Renaissance Technologies un hedge fund superspeculativo totalmente quantitativo. Medallion sta facendo risultati eccezionali. E quindi conquista il suo spazio nella mitologia della finanza. I suoi creatori sanno che non durerà per sempre, una consapevolezza rara nel loro ambiente. Ma di queste considerazioni di lungo termine non sembrano volersi occupare in ogni caso. Non si sa nulla di quello che fa il Medallion per generare profitti così enormi. Quindi non si sanno neppure le conseguenze di quello che fa. Bloomberg.
La fabbrica A.I. del consenso. Berit Anderson e Brett Horvath scrivono di Cambridge Analytica usata anche nella campagna di Trump e nella campagna per la Brexit. Usa l’intelligenza artificiale per costruire messaggi adatti alle singole persone, catturarne le emozioni e non mollarle più, per condurle a fare il salto di opinione desiderato dal committente. O almeno questa è l’ipotesi di Jonathan Albright data scientist a Elon University che ha studiato le fake news emesse dal mondo di Trump e scoperto che si tratta di un fenomeno molto più oscuro. Robot software sono stati lanciati in base ad analisi quantitative personalizzate per conquistare uno per uno gli elettori. Nel board di Cambridge Analytica c’è anche Steve Bannon, consigliere nero di Trump. Scout.
Il tuo sito è sempre molto interessante. Ma che bello se alcuni degli artiocoli e lavori che suggerisci fossero tradotti in italiano. Certo potrei farfe la fatica di tradurli ma, al mio livello, intanto che ne traduco uno ne perdo cento. Buon lavoro.
hai ragione…