C’è un argomento geopolitico nella drôle de guerre che si sta svolgendo tra le capitali europee e la Silicon Valley, passando per le lobby di Washington e Bruxelles. Ma c’è anche un argomento economico.
Non passa giorno senza che qualche autorità europea non partecipi allo stillicidio di misure, critiche e dichiarazioni contro Google, Facebook, Amazon e altre piattaforme giganti americane. Oggi ha parlato in un’intervista di Beppe Severgnini sul Corriere Giovanni Buttarelli, anche il nuovo capo dell’Autorità per la privacy europea.
Critiche e misure non prive di buone ragioni in termini fiscali, di privacy appunto, di qualità e quantità di lavoro, antitrust, interoperabilità tecnologica e così via. Ma il punto è che queste critiche provengono da un continente che non ha saputo creare alternative, come hanno fatto altri, dalla Russia alla Cina.
C’è un tema di diritti. Che devono valere e si devono affermare. C’è un tema geopolitico. Ma c’è anche un tema economico generale: se queste tecnologie sono una delle vie dell’efficienza e dello sviluppo, un continente senza alternative che tenti di fermarle di fatto frena anche sé stesso.
Quindi le lobby europee antigoogle e compagni dovrebbero anche assumersi la responsabilità di investire nella costruzione di alternative, magari migliori. Altrimenti non fanno bene all’Europa. In un ecosistema le questioni sono sempre un po’ più complesse di quanto possano sembrare a prima vista. Imho.
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Economist e monopoli internet
Europa avanzata a parole e indietro nei fatti
Chiose al Parlamento europeo
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Ma guarda caro Luca che le alternative ci sono eccome e sono anche perfettamente funzionanti, utilizzano standard liberi e sono frutto del lavoro congiunto di cittadini di tutte le parti del mondo. Non starai affermando che l’Europa non ha titolo nella definizione di politiche relative alla rete perchè non ha un social network? Insomma, in fin dei conti il WWW lo abbiamo inventato noi!