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Sottostimando le conseguenze…

Succede spesso di sentire qualcuno che sottostima le conseguenze dell’innovazione. “In fondo, non c’è nulla di nuovo in questa cosa che mi racconti…”. I motivi per questo sono diversi e divergenti. Gli effetti sono invece concentrati.

Nel libro (appena tradotto in Italia) “Finding the next Steve Jobs. Come trovare un talento, tenerselo stretto e coltivarlo” di Nolan Bushnell, si trovano alcune citazioni famose:

“Il cavallo è qui per rimanere, mentre l’automobile è solo una novità, una moda passeggera.”
Il presidente della Michigan Savings Bank, suggerendo all’avvocato di Henry Ford di non investire nella Ford Motor Company, 1903

“La televisione non riuscirà a rimanere sul mercato per più di sei mesi. La gente si stuferà presto di fissare tutte le sere una scatola di compensato.”
Darryl Zanuck, capo dei 20th Century Fox Studios, 1946

“Non c’è motivo per cui una qualsiasi persona debba avere un computer in casa.”
Ken Olsen, presidente della Digital Equipment Corporation al congresso della World Future Society, 1977

I motivi di un uomo di cinema per sottovalutare la televisione sono forse fin troppo evidenti. I suoi interessi gli fanno desiderare che la televisione non conti molto, il che lo conduce a una visione distorta che produce una valutazione sballata. Ma forse è anche il suo entourage che lo consiglia male: tutto intorno a lui c’era probabilmente gente che gli dava ragione ogni momento, che gli diceva quanto fosse importante il suo lavoro nel cinema, che lo ammirava per quello che era ma soprattutto per il potere che gestiva… Tutto questo rendeva più improbabile per un uomo di cinema comprendere le conseguenze della televisione.

Il presidente di una banca dimostra un approccio conservatore che non si spiega tanto in relazione agli interessi legati al suo business quanto piuttosto in relazione a un desiderio di stabilità generale. Speculando sulla sua frase si potrebbe dire che il banchiere preferisca la continuità al cambiamento. Anche perché, dal punto di vista del suo business, probabilmente i cavalli erano molto meno interessanti dell’automobile: il che significa che lui proprio non capiva quella tecnologia. La frase sembra quella di una persona che rigettando il rischio consiglia il suo interlocutore a rigettarlo anche lui.

Ken Olsen invece aveva un’ottima conoscenza del business dell’informatica e anche un’idea giusta sulla miniaturizzazione degli apparecchi ma non vedeva bene che cosa poteva riservare il mondo del software, il vero generatore di motivi per cui un privato dovrebbe volere un computer a casa. Intercettava una bella visione tecnologica, Olsen, ma non intercettava il suo significato culturale più generale.

Sta di fatto che di queste minimizzazioni dell’innovazione se ne incontrano, in modo esplicito, ogni giorno. E ancora più spesso si incontra un’indifferenza all’innovazione che resta implicita dal punto di vista espressivo ma dà luogo a comportamenti coerenti con l’idea che in fondo l’innovazione sia un rischio che è meglio far prendere a qualcun altro.

La cultura dell’innovazione si confronta con questi atteggiamenti. Seleziona gli early adopters, che spesso sbagliano e sprecano, cercando soluzioni migliori di quelle esistenti: i loro errori danno ragione a coloro che sottovalutano l’innovazione in generale. Ma talvolta quegli innovatori costruiscono qualcosa che ha conseguenze profonde e cominciano a costruire in un contesto nel quale la maggior parte non li capisce e li sottovaluta. Forse bisogna ammettere che così va il mondo. Per questo un sistema innovativo dovrebbe proteggere i primi passi degli innovatori dal contesto che probabilmente li scoraggerà. Con azioni culturali e pratiche molto decise. Si può fare. E se si riescono ad aumentare gli esperimenti che cercano la loro verifica, si aumenteranno le probabilità della generazione di innovazioni capaci di generare forti conseguenze.

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  • Continui come tanti a ripetere la parola “innovazione ” e “cultura dell’innovazione” come un mantra svuotandolo di significato e non vedendo o facendo finta di non vedere che “coltivare l’innovazione” è come imporre a qualcuno di “essere spontaneo”.
    In ogni caso un minimo di “fact checking” a te tanto caro ti avrebbe consentito di accorgerti che la frase di Ken Olsen ha un significato diverso da quello che te e l’autore del libro volete attribuirgli.
    http://www.snopes.com/quotes/kenolsen.asp

    • Mi spiace di ripetere il concetto di innovazione. Me ne occupo per lavoro e forse esagero a parlarne. Spero proprio di non svuotare il termine di significato: è proprio del significato che cerco di parlare. Evidentemente con scarso successo. Quanto a Ken Olsen, che era un grande, la frase staccata dal contesto è poco chiara e ti ringrazio del link. Molto istruttivo. Peraltro, il link conferma che la frase è stata effettivamente pronunciata. E proprio perché era del 1977 non poteva che riferirsi anche alla prima diffusione dei primi microcomputer che evidentemente non erano nella strategia della Digital (che preferiva fare computer di media grandezza utilizzabili da più utenti anche se più “piccoli” dei grandi mainframe Ibm). Seguendo il link ti accorgi che molti hanno “rinfacciato” quella frase a Ken Olsen e lui si è difeso spiegando che non si riferiva all’uso dei computer a casa, perché si riferiva a una sorta di computerizzazione del controllo della casa: peraltro anche questa sta avvenendo. Il mio commento sulla frase di Olsen era rafforzato anche dal fatto che la Digital ci ha messo parecchio a entrare nel mercato del pc anche dopo la scelta dell’Ibm, ha sempre pensato al mercato delle aziende e pochissimo alle famiglie, ha sempre privilegiato soluzioni abbastanza proprietarie piuttosto che standard… Il che significa che Olsen ha pur spiegato la sua frase in seguito ma nei fatti ha operato scelte per la sua azienda che non contraddicevano l’idea che lui, al mercato del computer domestico, non credeva poi troppo. Naturalmente posso sbagliare

  • Sì, è vero. Olsen avrà anche sbagliato scommessa ma la questione attiene alla “vision”, alla capacità di capire i trend del futuro ma questo c’entra fino ad un certo punto con l’innovazione. L’innovazione è il frutto di una coincidenza di fattori diversi tra cui non necessariamente rientra la capacità di visione e spesso è il frutto di qualcuno che “valorizza” l’innovazione nel momento giusto senza esserlo lui, innovatore.
    Per farti un controesempio, l’idea alla base della telefonia cellulare è di un ricercatore della At&T, Douglas H. Ring che la presento alla sua azienda nel 1947 con 35 anni di anticipo sulla sua realizzazione pratica. Ma la tecnologia non era matura. Nel 1973 l’ingegnere Cooper della Motorola accetta la sfida di fare un telefono mobile, che però non usa una rete cellulare. Praticamente costruisce il primo cordless.
    Questo evento però fa capire che la tecnologia è pronta per la rete cellulare e nel 1982 Americatech mette su la prima vera rete cellulare .
    A questo punto chi secondo te è l’innovatore, Ring, Cooper o Americatech?
    Altro esempio, Apple. Jobs nella fase iniziale innova molto ma tra lui e Gates il mondo va appresso a Microsoft.
    Gates non è un innovatore; la tecnologia alla base del MS dos gli viene passata da IBM. Lui è bravo a capire che il sw è il futuro la fa sua e ci mette il cappello con la licenza esclusiva come sistema operativo.
    Negli ultimi anni la situazione si è invertita con Jobs che sforna Ipod e Ipad e ribalta il tavolo.
    Apple per me in questo momento non ha vision per il motivo opposto a Cooper. Troppo incentrata sul mercato consumer e poco sulle applicazioni aziendali.
    Se dovessi mai avere ragione a questo punto cosa diremo di Apple, è stata innovativa o no?

  • Tra l’altro anche l’IPAD è l’esempio di un oggetto già ampiamente ipotizzato e costruito anche dallo stesso Jobs.
    http://en.wikipedia.org/wiki/History_of_tablet_computers
    Ci sarebbe poi da parlare anche dei SN con Google che lancia Orkut e ottiene un fiasco mentre Facebook decolla. Cosa distingue i due prodotti?
    Insomma se per innovazione intendiamo tempismo e capacità di marketing basta mettersi d’accordo ma per me parliamo d’altro rispetto all’innovazione.

    • ho cercato di distinguere tra innovazione, invenzione, leadership culturale, in un nuovo post… che ne pensa?

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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