Il crowdfunding è ormai una realtà, grazie all’esempio internazionale di Kickstarter. In Italia ci sono diverse proposte. E sicuramente ne dimentico qualcuna. Eppela è forse riuscita a battere altri sul tempo. Starteed ha trovato il modo di distinguersi puntando sulla collaborazione di influencer per far conoscere i progretti finanziabili. E ora c’è Limoney che cerca una nuova soluzione al problema più difficile: gestire la raccolta di fondi, pensare il progetto in modo da aumentare le probabilità di successo, con un network di advisor che partecipano al processo.
L’evoluzione della specie avviene attraverso piccole o grandi mutazioni. In un ecosistema non enorme come quello italiano, c’è in effetti bisogno di pensare i progetti in modo adeguato.
Non basta certo pubblicare l’idea su una piattaforma e aspettare che gli interessati la finanzino. La progettazione del processo di esposizione dell’idea e coinvolgimento dei potenziali sostenitori è molto più complessa e creativa. Le piattaforme che tentano di conquistare una posizione di leadership in Italia si stanno attrezzando per aiutare la maturazione di questo processo. Emergeranno i generalisti o i verticali? I mondi dell’artigianato in co-design, gli innovatori sociali e i gestori delle donazioni, i sistemi per sostenere le ricerche di informazione, stanno tutti cercando le loro soluzioni per il crowdfunding: per loro vinceranno i verticali? La struttura matura del mercato è lontana dall’essere emersa. I generalisti hanno la loro parte di ragione perché forse possono essere più adatti a scoprire i filoni imprevisti. Vedremo.
Anche perché nel frattempo il fenomeno incrocia il complesso mondo dell’equity crowdfunding, nel quale l’Italia si è data una regolamentazione piuttosto avanzata. Ma che non deve entrare in rotta di collisione con il crowdfunding dei progetti. La confusione in questo settore sarebbe deleteria.
Mi sono avvicinato da poco al concetto di Societing e mi ha appassionato davvero tantissimo, soprattutto i diversi ambiti di applicazione. Societing strettamente legato alla social innovation. Pensare progetti innovativi non solo a livello di tecnologie ma anche di pratiche, modelli partecipativi e produttivi.