Big Data è tema di un convegno notevolissimo organizzato oggi al Cnr di Pisa.
Una strategia europea per i Big Data è necessaria. Dino Pedreschi e Fosca Giannotti lanciano una pratica di collaborazione scientifica che metta in luce un’interpretazione originale di questa enorme questione: Big Data Analytics e Social Mining. Franco Turini, di Pisa, lancia un centro europeo di ricerca. Marco Conti spiega l’Euro Lab dedicato alla questione. Viene da pensare come non sia la prima volta, storicamente, che proprio a Pisa si trovino le persone che aprono strade strategiche nella conoscenza informatica italiana.
Di certo, non è sensato lasciare agli americani (e ai cinesi) la leadership assoluta in questo nuovo mondo della generazione di conoscenza. E non è neppure tanto difficile entrare con originalità in gioco, visto che, a quanto dicono i ricercatori, la forza di Google e delle piattaforme americane è nella massa di dati che gestiscono non ancora nella qualità scientifica delle analisi.
Tiscali ha fatto con la sua Istella una piattaforma capace di raccogliere notevoli quantità di dati (500mila query al giorno). Istat ha una strategia di analisi, soprattutto da quando ha lanciato il suo progetto di censimento continuo. L’agenda digitale italiana sta finalmente aprendo una possibilità per razionalizzare la gestione dei dati. Si lavora sulle tracce digitali lasciate dalle persone sul web, ma anche sulle reti telefoniche mobili, sulle reti stradali percorse con l’ausilio del gps e così via. Ne viene fuori il “nowcasting” la comprensione predittiva del presente…
Il social mining è destinato a supportare l’innovazione nelle grandi reti al servizio della popolazione.
Ma chi ragiona strategicamente sta pensando che ne vada anche della sovranità europea nel pianeta dell’informazione e, in prospettiva, della conoscenza.
Gli europei possono proporre i big data socialmente avvertiti, in cui la privacy è ricchezza e non vincolo: partecipazione non sorveglianza, dice Pedreschi.
Vedi anche:
Small, medium, big data
Esistono i big data in Italia? Sì esistono
Un ambiente distribuito e aperto (non sto parlando di tecnologia), per artigiani digitali, che possano “produrre” servizi a partire dagli open-data e dai big-data.
I “grandi” standardizzano e mettono a disposizione; i “piccoli” inventano e realizzano; se una cosa funziona i benefici si dividono!
Qui ci si sta lavorando.
Lo facciamo?