IL governo ha lanciato una consultazione in rete sull’ipotizzato avvio di un processo di riforma della Costituzione. La delicatezza della materia e l’innovatività dell’iniziativa impongono una riflessione. E il motivo per aggiungere un pensiero in questa sede sta nel fatto che, oltre all’Istat e altre importanti organizzazioni di ricerca e azione sociale e culturale, è coinvolta nel processo anche la Fondazione Ahref che ha contribuito alla stesura del rapporto sui media civici per il Senato della Repubblica (chi scrive collabora con quella fondazione).
La consultazione può essere una grande occasione di partecipazione e di aumento della consapevolezza su una materia fondamentale come la Costituzione. Certamente, qualunque soluzione è parziale di fronte a un compito così importante. E chiunque voglia contribuire dovrebbe assumere un approccio di grandissima umiltà. Il rischio di banalizzazione o di superficialità è altissimo. Come lo è, in teoria, il rischio di una mancata partecipazione: non riuscire a convincere i cittadini a contribuire alla raccolta di idee intorno e decisioni sulla Costituzione sarebbe un segnale drammatico. Il problema è come tutto questo viene fatto. E che valore alla fine riuscirà ad avere.
Sul primo aspetto c’è da dire innanzitutto che la squadra al lavoro per la creazione della consultazione è molto dedicata e attenta. Ma come in tutte le questioni che riguardano l’innovazione è anche pressata da molte dinamiche, legate ai tempi tecnici di consegna e di comunicazione. Alla prima uscita (la versione vista oggi a questo indirizzo), la consultazione appare incompleta. Ci sono essenzialmente due questionari, uno più immediato e uno più approfondito. Inoltre ci sono link a risorse online per avere maggiori informazioni sulla Costituzione e, in particolare, sulle parti della Carta che secondo il governo sono in discussione. Manca almeno una dimensione: quella della discussione aperta. Ma questa verrà aggiunta a breve. Come si legge nel sito stesso:
Il processo di consultazione è strutturato in tre livelli: un questionario breve, un questionario di approfondimento e una fase di discussione pubblica. I primi due questionari saranno accessibili online a partire dall’8 luglio, mentre l’avvio della successiva fase di discussione pubblica sarà annunciato in corso sui siti istituzionali. Questo processo strutturato ha l’obiettivo di favorire una grande partecipazione popolare e, allo stesso tempo, di coinvolgere ogni tipo di interlocutore, con differenti gradi di esperienza e conoscenza delle materie trattate. Ogni livello rimane comunque aperto a tutti.
Che cosa si è capito sullo sviluppo dell’iniziativa? Seguono le informazioni raccolte nel corso degli incontri preparatori.
L’organizzione della dimensione aperta della consultazione va affinata. Ma certamente deve essere pensata come l’occasione per coinvolgere attivamente vaste e diverse aree della cittadinanza. E si spera che qui sia raccolta anche l’esperienza dei cittadini che hanno la consapevolezza dell’importanza della materia costituzionale. E che non manchino le riflessioni degli studiosi e dei giuristi che da molto tempo contribuiscono alla conoscenza intorno ai temi costituzionali, anche per spingere ad approfondire i temi tutti coloro che si impegnano nell’esprimere le loro preferenze ma non sono esperti della materia. Si spera anche che le informazioni condivise siano pubblicate da persone che si prendono la responsabilità di mantenere un alto livello di qualità, magari accettando di ispirarsi ai principi dell’informazione civica (la formulazione proposta dalla Fondazione Ahref è frutto di uno studio del metodo di ricerca dell’informazione utilizzato da molti giornali internazionali che si pongono al servizio della cittadinanza, ma naturalmente è migliorabile).
Saranno anche migliorati i materiali di consultazione a disposizione di chi voglia conoscere più approfonditamente i motivi per i quali la Carta Costituzionale è attualmente scritta come è scritta e dunque per valutare la profondità di pensiero che è necessaria per riformarla. A fianco a questi materiali dovrebbe essere messo a disposizione di chi lo voglia compilare un test per valutare la conoscenza della Costituzione.
Il percorso della discussione aperta culminerà in una giornata della Costituzione che servirà a dare il massimo spazio ai contributi raccolti. Per sottolineare ancora una volta l’importanza e la delicatezza fondamentale del dibattito che si sta avviando.
Quando in ottobre saranno comunicati i risultati , l’Istat e la Fondazione Ahref prenderanno in esame i dati sulla partecipazione alla consultazione per cercare di comprendere criticamente il valore dell’iniziativa. I dati saranno comunque resi pubblici in modo che chiunque altro possa studiarli e valutare a sua volta il lavoro svolto. Naturalmente la partecipazione di Ahref è legata al mantenimento di una condizione di apertura ed equilibrio dell’iniziativa.
Si spera che queste informazioni, raccolte in alcune riunioni preparatorie, possano essere utili per immaginare come questa consultazione possa essere indirizzata in modo che dia frutti seri e significativi, evitando strumentalizzazioni sempre possibili in un paese come l’Italia. Ogni commento è benvenuto.
Nel questionario di cui includi il link, fra le opzioni richieste al cittadino per modificare il Referendum Abrogativo a pagina 10 non e’ nemmeno menzionata come opzione l possibilita’ che il quorum e/o le firme necessarie vengano ridotte: no comment!
Proprio poco fa ho parlato di partecipazione… ed ecco qua, questo mi sembra un caso notevole. Condivido… e partecipo.
Buona giornata
[…] http://blog.debiase.com/2013/07/costituzione-consultazione-uniniziativa-da-considerare-con-attenzion… […]
Per me il quorum nel referendum andrebbe abolito, perché di fatto mette in crisi il diritto alla segretezza del voto: ne parlavo anni fa qui: http://blog.debiase.com/2011/06/referendum-lingiustizia-del-qu/
Luca, come dici in quell’articolo, sicuramente c’e’ un grande problema di segretezza del voto se il quorum a’ alto. Ma tale problematica sarebbe notevolmente ridotta da un quorum gia’ del 30% perche’ sarebbe molto meno efficace la strategia degli oppositori di scoraggiare i propri elettori ad andare a votare. Non avere quorum sarebbe, ritengo, democraticamente inefficiente perche’ si avrebbero infiniti referendum e chi non ha tempo o voglia di andare a votare continuamente sarebbe sotto-rappresentato (un po’ il problema riscontrato dai primi bilanci partecipativi a Porto Alegre ..). Non dimentichiamo che i concetti di democrazia diretta (e continua) includono la rappresentativa (ovvero devo poter scelto di essere rappresentato per parti della mia parte di sovranita’), e non sarebbe democraticamente efficiente costringere qualcuno ad andare a votare ed informarsi di qualsiasi cosa “altrimenti conta zero” come dice l’M5S.