Ancora una ricerca segnala che gli italiani – in generale e con le dovute attenzioni alle varianze statistiche – non si dichiarano tanto in crescenti difficoltà dal punto di vista personale mentre vedono che il sistema italiano nel suo complesso sta vistosamente peggiorando. (In questo caso si tratta di una ricerca di un grande istituto di rilevazioni che pubblicherà tra breve i risultati e certamente preferisce farlo senza che il suo nome e i numeri siano anticipati su un blog come questo).
Ma il tema è sempre interessante. Come si concilia questa discrasia tra la situazione personale e quella pubblica?
Da un lato, riguarda lo scollamento tra il politico e il personale. E’ una sensazione che simile allo stato d’animo di chi coniò il famoso motto “piove, governo ladro”. E’ probabilmente legata all’alterità tante volte sperimentata nella storia italiana tra il potere “occupante” e la società “occupata”. E’ connessa all’idea che il fascismo l’abbiano fatto altri e non “gli italiani brava gente”.
Dall’altro lato, riguarda lo scollamento tra il personale e il politico. E’ anche, probabilmente, collegata con il “familismo amorale”, dell’evasione fiscale, dell’abusivismo edilizio, del lavoro nero.
Ma le persone sanno sempre più chiaramente che il loro apporto individuale, per esempio nell’ambito della salvaguardia dell’ambiente, è importante e può fare la differenza. L’educazione all’ecologia ha una storia di mezzo secolo. E comincia a funzionare. Anche perché se ne vede il frutto in termini di benessere personale.
Evidentemente abbiamo bisogno di concentrare l’attenzione anche sull’educazione alla costituzione, alla convivenza civile, all’informazione di qualità. E anche questa va connessa al benessere personale.
Come l’ecologia anche la convivenza civile ha bisogno di dimostrare che se funziona, grazie all’apporto di ciascuno, provoca un vantaggio per ciascuno.
L’informazione di qualità – cioè basata su un metodo riconosciuto e condiviso – costruisce la percezione del bene comune. L’inquinamento dell’informazione, inquina anche la convivenza civile.
Speriamo che non ci vogliano altri cinquant’anni.
—————————
Linking thanks: Aneddoti, Picchio, Webeconoscenza, Nico.
Forse perché si vede sempre più concretamente l’influenza delle difficoltà della vita collettiva su quella personale. Ed è più facile vederla negli altri che ammettere a se stessi della propria, tanto che, non essendo abituati a precipiare tanto velocemente nell’abisso, non ci si crede e si cerca di nasconderlo per quanto è possibile, fino all’atto estremo del suicidio per la vergogna piuttosto che avere il coraggio di farsi aiutare.