La visione è chiara. I cellulari e i tablet hanno una fotocamera che guarda negli occhi gli utilizzatori. Viene usata di solito soltanto nei casi in cui ci si voglia autofotografare oppure quando si fanno delle videochiamate. Ma la fotocamera può fare molto di più.
Per esempio, può inviare segnali al computer sulla posizione degli occhi e della faccia dell’utente. Da tempo si discuteva di questa possibilità, anche per la navigazione delle apps. E si sperava di usarla per la Vita Nòva, per esempio.
Il tempo di questa possibilità si avvicina. Alla Samsung stanno per introdurre un nuovo Galaxy che legge lo sguardo dell’utente e consente di comandare lo scorrimento delle pagine, appunto, con lo sguardo.
Un’azienda israeliana, la uMoove, pensa di introdurre una tecnologia analoga adatta a tutti i device, compresi gli Apple. Consente di interagire con smartphone e tablet con lo sguardo e il movimento della testa.
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La ricerca sulle nuove tecnologie ha avuto sempre il merito di creare opportunità per supplire a difficoltà di ordine fisico, per colmare il divario tra abili e diversamente abili, ad esempio. Mo chiedo, oggi, di fronte a filmati di questo genere, il reale vantaggio nei confronti di un’utenza a cui si chiede di rinunciare all’uso di funzionalità che pure non presentano problemi.
Si profilano scenari apocalittici di atrofie progressive … che dire, meditiamo.
[…] che se ne parla, da Samsung a uMoove, vale la pena di segnalare che in Italia si occupa di eye-tracking la SrLabs. E ha appena […]