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Startup. Una prospettiva si vede se si è preparati a vederla

Ci sono delle volte che una prospettiva è nascosta dall’abitudine a guardare da un’altra parte.

Pensando alla prospettiva che abbiamo di migliorare la qualità della nostra vita, sentiamo le più diverse premonizioni: chi ci incoraggia perché abbiamo preso la strada razionale della saggezza economica e chi ci avverte che il disastro resta incombente. Coltivare un pensiero equilibrato è difficile, in queste condizioni.

La crescita, certo, conta, soprattutto in questa fase, per motivi finanziari e sociali. Ma in fondo sappiamo che dopo tanti anni di arricchimento materiale – il che è stato un successo, certo, per un paese uscito distrutto dalla guerra – durante i quali abbiamo tralasciato valori come quelli dell’ambiente, delle relazioni umane, della profondità culturale, un’idea di progresso è più che altro collegata a un miglioramento nella qualità della crescita. Del resto, è probabile che la qualità e la quantità siano destinate a cambiare in parallelo e non più in modo divergente. E poiché il percorso di questo progresso non si avvierà in tempi brevi quanto servirebbe per incoraggiare gli italiani, occorre piuttosto una visione di lunga durata, che dia senso ai passi che dobbiamo fare oggi.

Per questo, non esiste nessuna decisione che possa davvero risolvere da sola la questione. Occorre un insieme di azioni accompagnate da una visione.

Una delle strade da percorrere, avendo in mente la necessità primaria degli italiani di vedere un futuro per i figli, è quella di credere nell’innovazione condotta da nuove imprese di ogni genere che possano attivare lo spirito attivo e costruttivo delle persone:

– nuove imprese di giovani che cercano di organizzarsi insieme per servire il mercato, proteggendosi dalla sensazione di precarietà attraverso la collaborazione tra loro.

– nuove imprese che sviluppino prodotti nuovi, digitali o industriali, capaci di valorizzare la grande capacità tecnologica e scientifica presente in Italia.

– imprese artigiane che sappiano sviluppare un nuovo rapporto con il mercato sulla base delle strumentazioni digitali

– imprese sociali che valorizzino i beni comuni, rispondano alle esigenze del welfare che lo stato e il mercato non sanno soddisfare.

Certo, occorrono capitali, competenze, mentorship, collegamenti internazionali, luoghi di aggregazione e formazione…
E il governo può facilitare il processo.

Ma si tratta di un’insieme di azioni che possono avere senso se sono accompagnate da una visione.

ItaliaStartup è un’associazione che nasce da questa sensibilità. La task force del governo è un modo per aggregare opinioni ed esperienze in questa direzione. Ma queste e le altre numerose iniziative dotate di questa sensibilità che stanno partendo e sono partite si devono sentire parte di una prospettiva. Che deve emergere dalla nostra consapevolezza. Dai risultati ottenuti. Dalla capacità di raccontare ciò che stiamo facendo. Dall’ascolto per le esperienze, numerose, che si sono già avviate in Italia. Ci vuole la capacità di leggere i risultati, passo dopo passo, per sostenere quella prospettiva. La strada per uscire da questa crisi di trasformazione è lunga.

Vedi anche:

L’impresa è questione di cultura. L’intelligenza delle startup
Startup all’italiana
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Startup per tipi giusti
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L’insistenza sul posto fisso. Una narrazione più armonica
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Agenda digitale: l’occupazione si fa con le startup
Dov’è l’agenda digitale del governo?
I cinque capitalismi e la sfida italiana
Dalle macerie alla ricostruzione
Una road map per gli italiani
Vergogna
Il peso e la leggerezza
Individuo e comunità
La qualità non è decrescita
Riflessioni sulla qualità
Il filo intermentale
Qualità, quale qualità…

(post da ottobre 2010 a oggi, dal basso in alto)

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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