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GigaOm, BusinessWeek, Forbes e altri su Volunia

Parlando di Volunia, Bobbie Johnson su GigaOm segnala un meccanismo molto noto: se lanci un progetto social su internet a partire dai giornali rischi grosso. Il tuo progetto sembrerà parte dell’establishment e se non riesce a soddisfare le aspettative verrà criticato più aspramente.

In effetti, di Volunia hanno parlato molti blog e giornali e – senza pretesa di completezza – si segnalano tra gli altri Forbes, BusinessWeek, Times of India, TechEye, TechEconomy, Wired.it, e molti altri. Commenti decisi su Querdenker, Zeus e Pandemia.

Una convinzione emergente è nel fatto che si tratta più di un servizio social che di un motore di ricerca. E vedremo se saprà risalire la china e riuscirà a farsi adottare nonostante le prime impressioni. Alle quali sono arrivati alcuni commenti che ringrazio e riporto:

…. e la sfida vera, comunque, rimane pur sempre di trovare delle modalità per uscire dallo schermo ed entrare nelle città


Le premesse non mi sembrano convincenti. Come hai detto
Luca, manca di specificità e si va a confrontare con player che sono ben
radicati e godono di un’immagine globale fortissima.

La razionalità mi ricorda il buon vecchio “mai dire mai” ma se
dovessi scommettere dei soldi punterei decisamente contro la creatura di
Marchiori.

Aspettiamo gli sviluppi, in ogni caso spero che il professore abbia fortuna con Volunia.

Concordo pienamente … gli auguro tutto il bene essendo un progetto italiano ma le premesse non sono buone:

1) La presentazione ha lasciato a desiderare … sorvoliamo ma è
significativo … qualsiasi ragazzo di 25 anni incontrato in silicon
valley mi ha fatto dei pitch molto più “energetici” e ben studiati di
quanto ho visto oggi.

2) Non vedo un valore aggiunto tale da consentire di acquisire la
massa critica di utenti necessaria a far funzionare le funzionalità
Social di Volunia. Speravo in un motore di ricerca innovativo per
trovare le informazioni che mi servono … con poi un eventuale layer
social per personalizzare i dati. A quanto capisco negli algoritmi di
ricerca non c’è nulla di innovativo e oltretutto credo indicizzino una
piccola percentuale del web. In breve Google per ora funzionerà meglio
per fare ricerche credo.

3) L’interfaccia e le funzionalità hanno un retrogusto anni ’90 …
sembra più un Add-on social per i browser che un progetto web 2.0
innovativo. Abbiamo lottato anni per liberarci di toolbar, iframe e
compagnia bella … non so quanti utenti sentano la necessità di
reintrodurle.

4) L’investimento economico per quanto significativo è troppo basso per un progetto di tali ambizioni

5) Io, e credo molti altri, non voglio un altro ambito social in cui
muovermi … voglio un motore di ricerca che mi ottimizzi i risultati
sulla base del social graph che già ho su Twitter,Facebook e Linkedin.

Devo onestamente ammettere che sono molto deluso.
Se il prodotto di tre anni e mezzo di lavoro è quello presentato, beh
… non vorrei essere nei panni di chi ci ha investito dei soldi.
Mi sembra un ammasso informe di tecnologie e standard buttati su di
fretta senza pensare alle conseguenze. Cookies? Iframes? mmm … roba
bella che dimenticata … ho come l’impressione di qualcosa di forzato e
arrafazzonato.
Un po’ come se qualcuno volesse inventare la nuova bibita definitiva e
fa una cola al gusto di arancia. tze .. non accontenta nessuno.

Non sei preciso nei risultati. Google di straccia.
Non sei poi così social. Facebook ti distrugge.
Non sei poi così innovativo. Pinterest ti mangia in testa.
E per di più sei brutto. O raccogli utenti perchè gli fai pena o la vedo davvero dura.

Peccato.

Trovo che sia ok. Che la presentazione non fosse granché,
non ha importanza, non era un presentazione agli investor e non era una
presentazione nel moscone di cupertino, c’è nulla da comperare oggi.
Non è piaciuta al pubblico di twitter? Al pubblico di twitter piace/non
piace twitter/non twitter, qsiasi cosa sia imposta dall’alto del mld di
fatturato piace e piacerà, qsiasi altra < mld($) è una variabile di
una circa-serendipity solo un po’ meno casuale – finché non raggiunge
mld di fatturato, quindi chi se ne frega di quel che ne dicono gli
stronca-tutto di twitter. C’ero anche io, anche io ho sbadigliato, ma
direi di mettere una tassa sui 140 chars.
È importante che il suo framework sia stato brevettato negli USA, e la
ragione è la seguente: finora, nessun social [non è vero che non serve
un altro social, le strade servono? Siamo solo all’inizio delle prime]
ha abbassato i gradi di separazione quanto sembra fare Volunia, che si
comporta quasi come una app, processa completamente il sito che stai per
visitare prima e da fuori – ossia nel motore stesso che stai cercando –
ne fa una scansione [ok, questa computazione non è così impressionante,
elegante], ne determina una architettura a grafo [utilità immediata,
per gli investor questo è denaro certo], si comporta da processore in un
initermezzo nuovo [per un search-engine] della pila OSI, si intromette
nei suoi processi massivi in entrata, ne fa un proprio nodo per
relazioni sociali sue [del motore stesso]; tutto questo, prima di
entrare nel risultato della ricerca.
Ora, tu implementa questo cirterio-processo in una mappa sociale ancora
meno lineare, diciamo una strada trafficata mentre all’improvviso
nevica, e vedi che cosa ne puoi fare, prima ancora di entrarci sopra: ne
fai calcoli complessi che più dati hai più sono godibili.
Se sei intelligente, al livello del business ed al livello
dell’implementazione, con una cosa del genere ci fai un sistema-gioco,
che più numeri hai e più è – direi, addirittura – pervasivo,
completamente data-driven, anzi direi event-driven, sposta il grafo
stesso e i suoi utenti dove vuole o dove è meglio [meno rischioso, più
asciutto, più accogliente, meno povero, più povero]. Poi alla grafica ci
pensi, anzi durante, magari uscendo dall’UNI ed affrontando una
governance duale con privati forti.
Ora, siccome sei il primo a fare qcosa del genere – che non sia un’app
[perché intendiamoci: una cosa del genere te l’aspetti da
un’applicazione (anzi, già ce ne sono), o da un browser, perché questo
*È* un browser] – e invece sei sullo strato dei grandi engine; bene,
allora sarai anche piccolo come quello smilzo contro il lottatore di
sumo delle slide del prof., ma hai brevettato in America – ché in EU
ancora ci stiamo pensando. Quindi, Mark Zuckerberg, Google+, Quora,
etx., direi anche Safari di Apple, ossia strati-colosso, potranno
interessarsi ad implementare lo stesso layer che lavora ex-ante sui
contenuti, piuttosto che soltanto indicizzarli [da fuori] o computarli
solo una volta che ci sono dentro, soltanto a patto di lavorare col
motore brevettato del prof.. Questo, anche per implementarlo in apps,
browser, OS.
Il prof., in questo caso immaginario, fondato ma poi tutto da
verificare, ma tuttavia fondato – ha fatto bene a venir via dal MIT,
avrà pensato di tornarci con con contratto di altra natura.

M. obr. j

@jovenal mi sembrava stessimo parlando di Volunia, ma tu hai descritto OpenGraph 😉

Volunia sta a Opengraph come un telescopio sta ad una cartolina.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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