Si può fare con ogni franchezza un po’ di tifo per Massimo Marchiori. E si può vivere di altri pregiudizi, scetticismo, ottimismo, nerdismo. Ma alcuni fatti sono chiari. E in attesa di provare il nuovo motore di ricerca Volunia si può osservare già qualcosa:
1. Un servizio social deve trovare attenzione ma anche gratificare il pubblico fin dal primo impatto. E la presentazione di Volunia, come del resto la grafica del prodotto, non sembra essere riuscita nell’intento di gratificare il pubblico peraltro abbastanza vasto della rete italiana. Pare ci fossero 12mila persone connesse in streaming, ma i commenti su Twitter si sono divisi tra i molto critici, gli abbastanza critici e i semplicemente confidenti.
2. L’idea centrale del servizio preoccupa chi è preoccupato per la privacy. Per quello che si sa si usa Volunia come anonimo per vedere quanta gente frequenta quali siti, oppure si usa come utente non anonimo che concede solo agli amici di vedere su quali siti web si trova, oppure si usa come non anonimo che concede a chiunque di sapere dove si trova alla ricerca di connessioni nuove e serendipity. Ovviamente a questo si aggiunge la possibilità di praticare il nickname, un po’ anonimo un po’ no…
3. La novità dell’idea è messa in questione da chi pensa che lo spazio delle webmaps e del social browsing siano stati già esplorati e in larga misura abbandonati o assorbiti da altri servizi. Questa è la critica più forte. In effetti, se il servizio non trova una specificità vera e unica in questo settore rischia di non convincere. Ma davvero da questo punto di vista va provato.
La sfida di Volunia è difficilissima. Il primo giorno non è stato un trionfo. Vedremo l’evoluzione. Ma un fatto è certo: o un servizio come questo riesce a gratificare chi lo usa o non funziona. Perché per un servizio come questo la profezia della rete sociale si autoavvera: sia quando si convince che funzionerà sia quando si convince che non funzionerà. E l’empatia che il servizio riesce a trasmettere è un elemento fondamentale del mix.
Vedi la reazione a caldo di Tech-Economy.
…. e la sfida vera, comunque, rimane pur sempre di trovare delle modalità per uscire dallo schermo ed entrare nelle città
Le premesse non mi sembrano convincenti. Come hai detto Luca, manca di specificità e si va a confrontare con player che sono ben radicati e godono di un’immagine globale fortissima.
La razionalità mi ricorda il buon vecchio “mai dire mai” ma se dovessi scommettere dei soldi punterei decisamente contro la creatura di Marchiori.
Aspettiamo gli sviluppi, in ogni caso spero che il professore abbia fortuna con Volunia.
Concordo pienamente … gli auguro tutto il bene essendo un progetto italiano ma le premesse non sono buone:
1) La presentazione ha lasciato a desiderare … sorvoliamo ma è significativo … qualsiasi ragazzo di 25 anni incontrato in silicon valley mi ha fatto dei pitch molto più “energetici” e ben studiati di quanto ho visto oggi.
2) Non vedo un valore aggiunto tale da consentire di acquisire la massa critica di utenti necessaria a far funzionare le funzionalità Social di Volunia. Speravo in un motore di ricerca innovativo per trovare le informazioni che mi servono … con poi un eventuale layer social per personalizzare i dati. A quanto capisco negli algoritmi di ricerca non c’è nulla di innovativo e oltretutto credo indicizzino una piccola percentuale del web. In breve Google per ora funzionerà meglio per fare ricerche credo.
3) L’interfaccia e le funzionalità hanno un retrogusto anni ’90 … sembra più un Add-on social per i browser che un progetto web 2.0 innovativo. Abbiamo lottato anni per liberarci di toolbar, iframe e compagnia bella … non so quanti utenti sentano la necessità di reintrodurle.
4) L’investimento economico per quanto significativo è troppo basso per un progetto di tali ambizioni
5) Io, e credo molti altri, non voglio un altro ambito social in cui muovermi … voglio un motore di ricerca che mi ottimizzi i risultati sulla base del social graph che già ho su Twitter,Facebook e Linkedin.
Devo onestamente ammettere che sono molto deluso.
Se il prodotto di tre anni e mezzo di lavoro è quello presentato, beh … non vorrei essere nei panni di chi ci ha investito dei soldi.
Mi sembra un ammasso informe di tecnologie e standard buttati su di fretta senza pensare alle conseguenze. Cookies? Iframes? mmm … roba bella che dimenticata … ho come l’impressione di qualcosa di forzato e arrafazzonato.
Un po’ come se qualcuno volesse inventare la nuova bibita definitiva e fa una cola al gusto di arancia. tze .. non accontenta nessuno.
Non sei preciso nei risultati. Google di straccia.
Non sei poi così social. Facebook ti distrugge.
Non sei poi così innovativo. Pinterest ti mangia in testa.
E per di più sei brutto. O raccogli utenti perchè gli fai pena o la vedo davvero dura.
Peccato.
Trovo che sia ok. Che la presentazione non fosse granché, non ha importanza, non era un presentazione agli investor e non era una presentazione nel moscone di cupertino, c’è nulla da comperare oggi. Non è piaciuta al pubblico di twitter? Al pubblico di twitter piace/non piace twitter/non twitter, qsiasi cosa sia imposta dall’alto del mld di fatturato piace e piacerà, qsiasi altra < mld($) è una variabile di una circa-serendipity solo un po’ meno casuale – finché non raggiunge mld di fatturato, quindi chi se ne frega di quel che ne dicono gli stronca-tutto di twitter. C’ero anche io, anche io ho sbadigliato, ma direi di mettere una tassa sui 140 chars.
È importante che il suo framework sia stato brevettato negli USA, e la ragione è la seguente: finora, nessun social [non è vero che non serve un altro social, le strade servono? Siamo solo all’inizio delle prime] ha abbassato i gradi di separazione quanto sembra fare Volunia, che si comporta quasi come una app, processa completamente il sito che stai per visitare prima e da fuori – ossia nel motore stesso che stai cercando – ne fa una scansione [ok, questa computazione non è così impressionante, elegante], ne determina una architettura a grafo [utilità immediata, per gli investor questo è denaro certo], si comporta da processore in un initermezzo nuovo [per un search-engine] della pila OSI, si intromette nei suoi processi massivi in entrata, ne fa un proprio nodo per relazioni sociali sue [del motore stesso]; tutto questo, prima di entrare nel risultato della ricerca.
Ora, tu implementa questo cirterio-processo in una mappa sociale ancora meno lineare, diciamo una strada trafficata mentre all’improvviso nevica, e vedi che cosa ne puoi fare, prima ancora di entrarci sopra: ne fai calcoli complessi che più dati hai più sono godibili.
Se sei intelligente, al livello del business ed al livello dell’implementazione, con una cosa del genere ci fai un sistema-gioco, che più numeri hai e più è – direi, addirittura – pervasivo, completamente data-driven, anzi direi event-driven, sposta il grafo stesso e i suoi utenti dove vuole o dove è meglio [meno rischioso, più asciutto, più accogliente, meno povero, più povero]. Poi alla grafica ci pensi, anzi durante, magari uscendo dall’UNI ed affrontando una governance duale con privati forti.
Ora, siccome sei il primo a fare qcosa del genere – che non sia un’app [perché intendiamoci: una cosa del genere te l’aspetti da un’applicazione (anzi, già ce ne sono), o da un browser, perché questo *È* un browser] – e invece sei sullo strato dei grandi engine; bene, allora sarai anche piccolo come quello smilzo contro il lottatore di sumo delle slide del prof., ma hai brevettato in America – ché in EU ancora ci stiamo pensando. Quindi, Mark Zuckerberg, Google+, Quora, etx., direi anche Safari di Apple, ossia strati-colosso, potranno interessarsi ad implementare lo stesso layer che lavora ex-ante sui contenuti, piuttosto che soltanto indicizzarli [da fuori] o computarli solo una volta che ci sono dentro, soltanto a patto di lavorare col motore brevettato del prof.. Questo, anche per implementarlo in apps, browser, OS.
Il prof., in questo caso immaginario, fondato ma poi tutto da verificare, ma tuttavia fondato – ha fatto bene a venir via dal MIT, avrà pensato di tornarci con con contratto di altra natura.
M. obr. j
@jovenal mi sembrava stessimo parlando di Volunia, ma tu hai descritto OpenGraph 😉
Volunia sta a Opengraph come un telescopio sta ad una cartolina.
Lo sto provando, la prima impressione è pessima… Vediamo se con un po’ di pratica scopro qualcosa di interessante.
Ok il criterio, ma l’uso è pessimo. Dunque, il prodotto è tipico da università italiana, solo cervello, anche fosse in alpha. Se ne riparla più avanti.
Non ho ancora provato Volunia, ma mi piace l’idea di dare un forte legame, nell’esperienza della navigazione, tra Contenuti, Contesto e Utenti.
Appena possibile verificherò se questa sensazione è vera e se Volunia veramente permetterà a noi galline di volare!!!
[…] Volunia, dopo la presentazione e prima di provarlo, le considerazione di Luca De Biase, dal suo blog; […]