Non c’è contraddizione tra rigore e crescita.
C’è contraddizione l’approccio alla crescita orientato al breve termine e quello orientato al lungo termine. Nel primo prevale la speculazione e il fatturato immediato, nel secondo si pensa alla costruzione di qualità della vita, all’innovazione, al fatturato sostenibile. La mancanza di rigore aiuta l’orientamento al breve termine, il rigore rende obbligatorio un orientamento al lungo termine.
La mancanza di rigore nella gestione della cosa pubblica rende infatti evidente che la strada per far soldi è quella delle scorciatoie, nelle quali si infilano i furbi.
Il rigore implica invece che le scorciatoie non ci sono e dunque i furbi e gli intelligenti sono almeno allo stesso livello.
In un contesto di rigore però c’è anche bisogno di un’agenda condivisa che conduca chi ha iniziativa a scommettere sul lungo termine, l’innovazione, la costruzione di qualità della vita migliore. Questa agenda è compito di chi coordina il paese. Se l’agenda punta all’innovazione, chi fa parte dell’ecosistema dell’innovazione ci scommette e diventa una fonte di energia per realizzarla.
Non è facile. Soprattutto non è facile passare da un contesto tutto orientato al breve termine e alla furbizia a un sistema orientato alla ricerca, al rigore e al lungo termine. Il compito fa tremare i polsi. Ma è probabilmente necessario.
L’esperienza insegna che il consenso si ottiene dichiarando un’agenda credibile e sostenibile. L’agenda digitale europea, con i finanziamenti connessi, ha per esempio una struttura credibile. Inoltre, dicono le statistiche, tendenzialmente si ripaga perché genera una crescita che nel tempo la finanzia. La Commissione europea induce a pensare che, perché non si impantani in mille discussioni interessate a che nulla cambi, la definizione dell’agenda parte da un progetto coerente e compatibile, ambizioso e, appunto, credibile. Viene rafforzata con ampie consultazioni. Ma va lanciata con lo stesso senso di ineluttabilità che è stato riservato all’adozione delle misure di rigore finanziario.
In questo senso non c’è contraddizione tra rigore e crescita. In tutti gli altri sensi, probabilmente, sì. Imho.
(Oggi era l’argomento dell’ottimo programma Tutta la città ne parla, su Rai Radio 3)
Intanto la pressione fiscale è al 54 per cento e lo spread oltre 500. Adesso i leccaculo dicono che non è vero, che è un fatto tecncio, che hanno cambiato il benchmark. Vero, ma siamo sempre oltre 500 e il benchmark è quello che conta quando si va in asta. Quindi, i titoli di stato italiani oggi devono rendere almeno il 7 per cento per essere comprati. Quindi il rigore non basterà mai.
Ah, peraltro sei smentito da fior di economisti, oltre a Krugman che ti piaceva tanto.
Ma in un sistema a risorse finite quale è il pianeta Terra, cosa succede se la crescita prosegue all’infinito?
Diciamo che se siamo lontani dall’esaurimento delle risorse, la questione può anche essere ignorata. Però per alcune (o molte) risorse ci sono già dei problemi ora.
Ti consiglio, se non l’hai già letto, un ottimo libro di Luca Mercalli, libro che sto regalando un po’ a tutti:
http://www.ibs.it/code/9788861900127/mercalli-luca/prepariamoci-vivere-mondo.html
Ma anche:
http://www.ibs.it/code/9788808197191/armaroli-nicola-balzani-vincenzo/energia-per-l-astronave-terra.html
Io in fondo in fondo spero che si sbaglino, però (purtroppo) non sono catastrofisti invasati…
@Marco Lazzaroni. Le risorse come le materie prime sono finite, e su quello non ci si può fare molto. La crescita infinita in realtà non esiste, ma quella sostenibile si. Crescita non significa necessariamente utilizzare le materie prime presenti in natura. Il riciclaggio, per esempio, è un esempio di crescita sostenibile e non dico che possa essere infinito, ma sicuramente è indeterminato. E crea occupazione e diminuisce l’utilizzo di materie prime. I servizi sono crescita sostenibile, quando creano valore aggiunto senza utilizzare le materie prime, quando aiutano a ridurre il consumo energetico, quando migliorano la qualità della vita.
Il rigore di cui parla Luca De Biase è anche attenzione verso la sostenibilità, nel lungo termine. E questi sono i miei 2 cent.
@Michele.
Giustissimo; all’equilibrio tutto quanto consumiamo dovrebbe provenire dal riciclaggio, altrimenti intaccheremmo il patrimonio, per dirla in termini economici.
Resta però ancora fuori dal conto il fatto che il riciclaggio non ha costo energetico zero, tutt’altro: il costo è molto vicino a quello di produzione dalla materia prima; e anche lì per non intaccare il patrimonio, si dovrà utilizzare la sola energia del sole.
Il tipo di economia che ne uscirebbe è qualcosa di radicalmente diverso da quello attuale, in cui la maggiore attività implica un consumo proporzionale di risorse.
Il mio timore è che il perseguimento dell’ottimo nel breve termine ci porti nel medio/lungo termine a cozzare violentemente la testa contro il muro dei limiti fisici e termodinamici del nostro pianeta.
Qualcuno sostiene che sia già troppo tardi, che contro questi limiti ci stiamo già cozzando, e che la crisi attuale sia dovuta proprio a questo.
L’inversione di tendenza di cui avremmo bisogno sarebbe molto decisa e impopolare, perché avrebbe effetti negativi nel breve termine, l’unico orizzonte con cui siamo in grado di confrontarci.
Grazie Michele! In effetti, occorre distinguere i piani della discussione. In questa fase, il dibattito è concentrato sulla vicenda finanziaria. Da questo punto di vista, il tema è il finanziamento del debito pubblico e il rischio connesso ai titoli del debito pubblico. Il rigore è stata la prima mossa per dare al mercato finanziario quello che voleva, ma senza crescita le entrate fiscali aggiuntive cercate con la manovra potrebbero essere annullate dalle mancate entrate fiscali dovute alla diminuzione del Pil. Per questo occorre anche stimolare la crescita. In questo pezzo si diceva che la crescita coerente con il rigore non è quella speculativa e furbesca degli amanti del breve termine, ma quella orientata all’innovazione e al lungo termine. Il che implica appunto una visione di sostenibilità complessiva. Anche perché le migliori opportunità di innovazione sono connesse in pieno ai temi della sostenibilità. Da tempo peraltro la finanza ha superato la soglia della sostenibilità e la sua fame di crescita infinita è un problema irrisolto. Questa casomai è la contraddizione da sanare… Crescita infinita a scapito delle risorse finite è impossibile. Crescita in software e immateriale può anche succedere. Crescita sostenibile implica un sistema che produca più risorse di quante ne consumi dal punto di vista ambientale, culturale e sociale. (Resta il fatto che introdurre un rigore che porti a frustrare le abitudini dei furbi a breve termine, se funziona, è una buona novità per un paese come l’Italia).
Certo Luca, avevo colto la differenza e stavo cercando di rispondere al commento precedente al mio.
Anche se i piani sono diversi, le conclusioni non sono molto distanti: sempre il rigore è uno strumento (vedremo e speriamo) efficace e sempre la sostenibilità l’obiettivo nel medio-lungo termine.
Malgrado l’avanzata età media dei governi il modello economico è tutt’altro che anziano e collaudato. Pensando alla situazione mi viene in mente un’immagine: siamo come ragazzini che osservano un motore che per caso sono riusciti ad accendere, ma senza sapere come funziona: hanno capito che più gira veloce e più è divertente e fa rumore. Solo quando il motore è entrato in riserva hanno scoperto che si fermerà se finisce la benzina.