Dal punto di vista della comunicazione politica, il principale risultato dell’ultima settimana è stato un cambio di registro nel fondamentale rapporto tra aspettative e realtà. Il che è sano. E fa bene a tutti.
Il tono del discorso, nel corso della gran parte del primo decennio del terzo millennio, almeno in Italia, è stato orientato a innalzare costantemente le aspettative, a mantenerle alte con una quantità di frasi dense di promesse di benessere materiale, a solleticare i più bassi istinti le più immediate voglie, sollecitando la convinzione che si potessero soddisfare facilmente. Oppure era la costruzione di problemi esagerati, la generazione di paure fittizie, con annessa promessa di soluzione: il caso dell’induzione alla paura dello straniero e della violenza con annessa promessa di maggiore sicurezza, è stato provato da Ilvo Diamanti (citato anche da Michele Polo in Notizie Spa) e ha avuto una straordinaria efficacia. Era la logica della pubblicità. E si rivolgeva ai cittadini come se fossero consumatori.
In tutto questo, era strategico il controllo dell’informazione. Se l’informazione avvalorava una descrizione della realtà corrispondente all’analisi implicita nella “pubblicità” politica, manteneva credibile chi formulava le promesse e sollecitava le aspettative.
Chi vive male, ma ha grandi aspettative e le connette alla presenza di un certo politico, sopporta e crede. La fiction dell’informazione era la storia fittizia in cui la gente viveva. Il sistema di potere restava saldo.
Ma quando la distanza tra aspettative e realtà diventa troppo grande, si genera un’insoddisfazione e una disperazione insopportabile.
L’informazione sulla realtà è arrivata attraverso canali che non erano sotto il controllo del potere. I mercati finanziari. L’Europa. Le reali esperienze quotidiane di milioni di italiani preoccupati da una realtà economica del tutto diversa da quella dipinta dall’informazione ufficiale voluta dal potere.
Il nuovo governo e lo stile del nuovo premier, Mario Monti, hanno prima di tutto avuto l’effetto di abbassare le aspettative rivolgendosi a un pubblico che a quelle aspettative non credeva ormai più. La sua credibilità è stata generata dalla corrispondenza tra la realtà e le aspettative che si potevano ritenere realistiche. L’insoddisfazione per la situazione si è sciolta, almeno un poco e per un poco, nella soddisfazione di veder riconosciute le reali condizioni nelle quali le persone vivono. Le nuove aspettative sono ora più vicine alla possibilità di raggiungerle.
Si guarda improvvisamente alla condizione precedente come si guarda a un sogno, o a un incubo: emozionante ma finito. E si apre una nuova giornata: il primo sentimento è l’emozione che si prova riconoscendo la realtà intorno a noi e le concrete cose da fare subito. Tra poco ci saranno anche le noie, le preoccupazioni e i drammi della vita vera. Si affronteranno con uno spirito più vivo e una mente più lucida. L’ipnosi è finita.
Ma manca ancora una prospettiva. Se non sappiamo bene che cosa faremo domani, perché lo faremo, rischiamo di riaddormentarci e riascoltare sirene e ipnotizzatori.
Bene il downsizing delle aspettative. Ora la roadmap.
Vedi anche:
Sviluppo è modernizzazione
On the roadmap
Dalle macerie alla ricostruzione
Una roadmap per gli italiani
Quegli attimi, tanto veloci quanto intensi, immediatamente successivi alle dimissioni dell’ormai ex Presidente del Consiglio, sembrano ormai distanti, a tal punto da smarrirsi nella memoria della storia contemporanea italiana…
http://generazioneprecaria.wordpress.com/2011/11/17/tecnicamente-dubbioso/
Farebbe ridere se non fosse tragica.